Covid, "Basta paura, i vaccini proteggono". L’immunologo: si convive col virus

Il professor Forni: crescono i contagi ma sono meno gravi. Immunizzare i giovani tra i 12 e i 17 anni

Oltre 200mila lavoratori della scuola risultano ancora non vaccinati

Oltre 200mila lavoratori della scuola risultano ancora non vaccinati

"Chi ha avuto un ciclo vaccinale completo è ragionevolmente protetto anche contro la variante Delta. I dati ci dicono che poche persone vaccinate con due dosi o con il vaccino Johnson & Johnson si ammalano e che che quelle che si ammalano hanno comunque una malattia minore e rarissimamente vanno in ospedale o, peggio, muoiono. La protezione offerta dai vaccini attuali sembra buona contro tutte le varianti: ci proteggono anche più del previsto". Così il professor Guido Forni, accademico nazionale dei Lincei, già ordinario di Immunologia nell’Università di Torino e autore di oltre 250 pubblicazioni scientifiche.

Coronavirus: il bollettino dell'8 luglio

Covid, dove si può viaggiare: tutte le regole

Questo significa che ci si può convivere?

"Assolutamente sì. Con la Delta c’è una minore protezione vaccinale rispetto alla variante alfa rispetto al rischio di contagio ma resta molto alta la copertura rispetto al rischio di malattia grave. Allo stato quindi non sono giustificate misure restrittive al di là dell’uso della mascherina in spazi chiusi e di un puntuale tracciamento dei casi. La prudenza resta necessaria. Ma non si profila una nuova emergenza, questo almeno per il periodo estivo. Per l’autunno bisognerebbe avere la palla di cristallo per prevedere gli sviluppi dell’epidemia, perché non sappiamo le varianti che eventualmente arriveranno. Anche per questo, nel frattempo bisogna cogliere l’attimo e vaccinare, vaccinare, vaccinare".

Teme l’arrivo di varianti dalle parti del mondo nelle quali i vaccini sono ancora un miraggio?

"È una possibilità molto concreta che le varianti emergano dove l’epidemia galoppa e le vaccinazioni sostanzialmente non ci sono: esattamente come è accaduto per la variante indiana. E quindi, detto chiaramente, o riusciamo a garantire anche alle parti più fragili del mondo una copertura vaccinale o avremo sempre il rischio di nuove varianti. L’egoismo rischieremmo di pagarlo caro".

Ci sono preoccupazioni per il nuovo anno scolastico: oltre 200mila lavoratori della scuola non sono vaccinati. Non pochi sono no vax. Crede che dovremmo introdurre l’obbligo di vaccinazione, come per gli operatori sanitari?

"Io auspico fortemente che si vaccinino tutti, ma sarei contrario a un obbligo, perché l’obbligo crea rancore e atteggiamenti quasi messianici nella lotta contro il vaccino, esaspera. Bisogna convincere, perché ci sono molti indecisi. Serve una incisiva campagna di informazione: serrata e scientifica".

Giusto vaccinare i ragazzi tra i 12 e i 17 anni?

"È opportuno. Mentre la vaccinazione del’anziano serve a proteggere l’anziano, la vaccinazione dei giovani serve a ridurre la diffusione della malattia. Per per combattere la pandemia è molto utile. Il ragazzo vaccinato protegge i nonni, il genitori, i vicini di casa. Ci vuole la responsabilità sociale dei genitori per farci carico di questo, ma lo auspico".

Che ne pensa della vaccinazione eterologa?

"Che è rovinata solo da questo nome. Come immunologo sperimentale ho lavorato a vaccini a DNA e RNA e con questi vaccini viene fatto comunemente un mix. Si faceva un prime con un primo vaccino e una seconda dose con un vaccino diverso. Sperimentalmente è ben dimostrato che per ottenere una buona risposta immunitaria l’eterologa è una via ottima. Gli studi iniziali, anche se su un numero non elevatissimo di persone, indicano che le complicazioni sono molto basse anche se c’è tuttora c’è chi teme che si sommino gli effetti collaterali di un tipo di vaccino con quelli di un altro. Vedremo nei prossimi mesi. Di sicuro da un punto di vista di risposta immunitaria i pazienti rispondono in maniera eccellente all’eterologa".