Giovedì 18 Aprile 2024

Dove va Matteo

PER la prima volta nella storia di questa tormentata Repubblica un partito politico guadagna consensi in maniera costante e imponente dalla successione di avvenimenti tragici, drammatici o comunque inquietanti. Perché se Silvio Berlusconi è stato un maestro nel saper scrutare il non detto della maggioranza silenziosa, Matteo Salvini lo è nell’auscultare i gorgoglii che arrivano dalla pancia profonda della gente. Il 30 gennaio scorso, quando a Macerata lo spacciatore nigeriano Innocent Osegale uccise e fece a pezzi la diciottenne romana Pamela Mastropietro, la Lega era valutata intorno al 12%. Risultato eccellente, visto che era il triplo di quanto riportato alle elezioni politiche del 2013 e il doppio delle europee del 2014. Al momento dell’orrido delitto, la Lega era un paio di punti sotto Forza Italia. Un mese dopo, alle elezioni del 4 marzo, era tre punti sopra. In un mese aveva guadagnato 5 punti, sconvolgendo i rapporti di Forza del centrodestra e consentendo la nascita del governo gialloverde. 

Appena insediato, in giugno, Salvini ha dirottato in Spagna la nave Aquarius, ha vinto la guerra con le navi delle Ong e per due volte ha tentato di impedire lo sbarco dei migranti dalla nave Diciotti. La sua politica sull’immigrazione gli ha consentito nei tre mesi estivi di raddoppiare i consensi, oscillanti oggi tra il 32 e il 34 per cento, a spese di tutti, in particolare di Forza Italia e dei Cinque Stelle, che hanno perso ciascuna tra i tre e i cinque punti. Oggi i militanti del M5s favorevoli alla politica di Salvini sui migranti sono saliti da uno a due terzi del totale. Se poi 51 migranti ospitati e rifocillati dalla Caritas e coccolati da ventimila gelati mandati dal papa se ne vanno per conto loro, se la magistratura di Palermo contesta al ministro il sequestro di persona aggravato per la vicenda Diciotti (privilegio accordato ai più pericolosi banditi dell’Aspromonte), se la magistratura genovese conferma il sequestro di tutti i soldi della Lega presenti e futuri, è evidente che una fantastica e irripetibile congiunzione astrale vuole consegnare il Paese a Salvini su un piatto d’argento.

È paradossale vedere come il cattivissimo ministro dell’Interno italiano si senta rimproverare dall’Europa perché non ha chiuso a chiave i migranti della Diciotti. Cosa oggi vietata, ma già programmata (18 mesi per l’identificazione). E il sequestro fino a 49 milioni – seppure giuridicamente forse legittimo – lascia qualche dubbio, se non altro perché Bossi e il suo tesoriere Belsito sono stati condannati soltanto in primo grado. Si dice che loro abbiano speso 300mila euro. Il resto dove sta? Chi e come lo ha speso? Forse la magistratura dovrebbe far luce su questo, prima di mettere in condizioni di non fare politica quella che – seppure virtualmente – oggi è la prima forza del Paese. Il problema è capire come Salvini intenda consolidare questo patrimonio. Va vista con favore innanzitutto la sua svolta moderata sui conti: la promessa di rispettare i parametri europei ha fatto scendere lo spread di parecchi punti. Il centrodestra italiano forse non si romperà: basta un accordo incrociato di buonsenso tra presidenza Rai ed elezioni in Abruzzo e Basilicata. Ma la vera novità potrebbero essere i contatti coi dirigenti bavaresi del Ppe. Loro sull’immigrazione la pensano come Salvini e chissà che non progettino qualche clamorosa alleanza. Di sorpresa in sorpresa. A meno che la sorpresa non venga proprio da un contrasto finora inedito tra Salvini e Di Maio sulla magistratura.