Giovedì 18 Aprile 2024

Nulla cambia. La solita Italia del Gattopardo

Mai dimenticare la lezione della grande letteratura! Diceva Tancredi, il nipote del principe di Salina, in una celebratissima pagina del Gattopardo: "Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi". E infatti. Cosa ci siamo raccontati per settimane e per mesi, nel vortice della pandemia? Che nulla sarebbe restato com’era, perché la tragica esperienza del virus se non altro avrebbe avuto un effetto benigno: obbligandoci a migliorare attitudini, abitudini, comportamenti. Bene, è ufficiale: ci siamo malinconicamente presi in giro. Esaurito il lockdown e attenuato il terrore delle terapie intensive, rieccoci qua. Il caso Ilva, tra scioperi e minacce di chiusura. 

Sul destino della società Autostrade si litiga tra revoca e caducazione, termine che suona pure male visto che nel frattempo a Genova è caduto il ponte Morandi. L’ennesimo finanziamento pro Alitalia, azienda in fin di vita da decenni e quindi italianamente sanissima, cioè immortale. Tensioni nella maggioranza di governo e frizioni nelle file della opposizione. Salvini sta per tornare al Papeete e Renzi ancora non ha capito che a Palazzo Chigi non tornerà mai più.

Riaffiora l’eterna guerra alla burocrazia, che evidentemente deve essere una regione montuosa dei Balcani popolata da feroci banditi, perché questa guerra non la vinciamo mai. Il collettivo anatema contro l’evasione fiscale, evasione persino più efficace di quelle di Vallanzasca il bandito, perché qui le manette non scattano nemmeno in fotografia, ci mancherebbe, a dimostrazione che chi evade magari ha pure qualche complice. L’elenco potrebbe continuare. Siamo all’eterno ritorno del sempre uguale, almeno nei contenuti di un dibattito pubblico che offre l’impressione, sgradevole!, che il buio da virus sia stato solo un intermezzo. Una pausa. Come l’intervallo di un film, nei cinema di una volta. Tanto, lo spettacolo ricomincia.

No, invece. È ingenuo dichiararlo, me ne rendo conto. In fondo la classe dirigente di questo Bel Paese ce la siamo scelta noi, a destra come a sinistra e al centro, ce la siamo scelta con il nostro voto o lasciando che altri decidessero per noi. Ma questo non può e non deve essere un alibi, per chi comanda e per chi esercita il potere di controllo. La pandemia del 2020 resterà nella Storia, i nostri figli la racconteranno ai nipoti, come un secolo fa fu per la Spagnola. Possiamo sommessamente chiedere a chi fa la cronaca di essere all’altezza delle nostre cicatrici?