La neve sul Bosforo porta male alla Juve. I bianconeri sono fuori dalla Champions per un diabolico gol di Sneijder nel finale di partita (85′). Una perla nel fango quella del campione olandese, estratta da un campo che somiglia a una risaia, mentre la neve imbianca solchi profondi come quelli di un terreno da arare.
Gioca e perde in condizioni impossibili la Juve, ma una grande squadra deve sapersi destreggiare in ogni situazione. E il Galatasaray di Mancini si dimostra più pratico e flessibile dei bianconeri, quando si tratta di trasformare la partita in corrida. Su un campo del genere la tecnica e le triangolazioni diventano una zavorra inutile.
Ma la Juve non rinuncia al suo copione abituale e, fidando nella coppia Tevez-Llorente e negli inserimenti a getto continuo dei centrocampisti, prova ad alimentare una manovra credibile. Conte vorrebbe interrompere la partita quando si accorge che la sua Juve è la meno garantita da un terreno così insidioso ma questa volta l’arbitro tira dritto e la gara corre incontro a un destino segnato.
Drogba, 36 anni e un fisico inossidabile, lotta come un leone contro l’intera difesa juventina e Sneijder prova a dargli manforte con i suoi inserimenti. Lanci lunghi e spizzicate di testa, lotta di muscoli e nervi che la Juve regge bene fino in fondo con Barzagli, Bonucci e Chiellini. Solo nell’azione del gol l’esterno di sinistra perde di vista Sneijder per un attimo fatale e l’olandese fa valere la sua classe cristallina con un destro incrociato sul palo opposto.
E’ amarezza profonda quella della Juve e del suo pubblico che l’ha seguita fino a Istanbul. E l’anabasi, il ritorno, è un mesto rimuginare su questi novanta minuti stregati ma anche sulle occasioni buttate al vento nelle prime gare di Champions, quei pareggi incolore contro Galatasaray e Copenaghen che sono costati l’Europa.