La partita dei paradossi finisce con Pioli commosso che saluta la curva rossoblù. e il presidente Guaraldi, suo malgrado, che conferma il tecnico alla guida del Bologna, lasciando nel limbo delle intenzioni il sogno-Baggio.
Col Genoa finisce 1-0, terza vittoria stagionale del Bologna, grazie a una staffilata di Diamanti dai venti metri, uno di quei tiri velenosi e angolati che al capitano non riuscivano da dieci mesi.
La vittoria, festeggiata al centro del campo dai giocatori raccolti in cerchio, lascia solo Pioli sotto la curva che l’ha incitato e sostenuto per tutta la partita. Aldilà del valore e della professionalità dimostrati, larga parte del pubblico rossoblù adotta Pioli come simbolo della contestatzione contro una società improvvida e dilettantistica.
Guaraldi, dopo aver cercato per una settimana di scaricare il suo allenatore o di indurlo alle dimissioni, adesso se la prende con i giornalisti, rei di raccontare le sue trattative con Baggio o con altri tecnici disposti a salire sulla barca rossoblù. Un Pioli che torna Improvvisamente vincente risolve due problemi: quello della guida tecnica e quello dei soldi da spendere per dargli un successore.
Nel marasma di questa situazione grottesca c’è un solo dato importante per il futuro del Bologna: il ritorno di Salvatore Bagni, un vero uomo-mercato, capace di rivoltare il Bologna a gennaio per restituire a Pioli (o a chi per lui) un Bologna migliore. Molti dei giocatori di oggi diventano potenziali merce di scambio, a cominciare da quel Rolando Bianchi, ancora ignorato da Pioli che gli ha preferito Acquafresca al momento di avvicendare Cristaldo.
Pioli o non Pioli, il Bologna di oggi difficilmente si salverebbe a dispetto della classifica che lo colloca al quart’ultimo posto. Lo dimostra anche il faticoso successo su un Genoa morbido e natalizio come il suo profeta, Gilardino.
Piacciono lo spirito guerriero e la mira ritrovata di Diamanti, l’autorità di Mantovani in difesa, il lavoro ostinato di Moscardelli, che smette di essere la caricatura di se stesso per proporsi come un giocatore prezioso. Suo l’assist per Diamanti ma anche un quasi gol in acrobazia e pure un paio di salvataggi di testa nella propria area.
Bomber a parte, il vero buco nero del Bologna resta il centrocampo, dove Perez lotta da leone ma Kone è costretto a giocare da esterno e Krhin conferma il suo pessimo momento di forma, rendendo sempre più evidente la necessità di un regista vero da ingaggiare al mercato di gennaio. Un attaccante e un bravo centrocampista avranno un costo ma alla fine risulteranno più preziosi e decisivi di un nuovo allenatore.