Premesso che le logiche del tifo ultrà sono spesso lontane da quelle del normale appassionato di calcio, vorrei spendere due parole sui cori e gli striscioni antinapoletani esposti domenica scorsa allo stadio Dall’Ara di Bologna.
I fischi e e gli insulti (sulle note della splendida ”Caruso” di Lucio Dalla) sono un segno di inciviltà. E gli striscioni che invitano il Vesuvio a sommergere con la sua lava i poveri napoletani, più che il razzismo, denunciano la povertà mentale di chi li ha scritti. Il presidente onorario Gianni Morandi, ha minacciato le dimissioni per protesta e la Lega calcio ha squalificato la curva rossoblù con la condizionale per atteggiamenti razzisti.
Personalmente mi schiero con Andrea Mingardi, quando dice che un centinaio di esaltati non può sciupare l’immagine di civiltà del tifo cittadino, conquistata in cento anni di storia del pallone. Eppure resta un’amarezza di fondo, un senso di impotenza davanti a manifestazioni come queste. Non c’è squalifica, non c’è chiusura di curva che possa frenare l’idiozia, perché é mutato il clima generale della società e il calcio ne é lo specchio fedele.
Negli anni Settanta andavo allo stadio con mio cugino e ricordo nitidamente un coro destinato al Catanzaro di Gb Fabbri, che in quegli anni furoreggiava con un certo Palanca. Dopo qualche schermaglia sul campo, al primo affondo dei calabresi, la curva cominciò a cantare ”A si tot di maruchein, a si tot di maruchein” al ritmo festante di Limbo rock. Nessuno si sognò di parlare di razzismo, nessuno mise alla gogna quei tifosi. Perché lo spirito goliardico che li animava era trasparente, contagioso. Una simpatica provocazione e niente più, risolta con l’abbraccio a fine partita agli amici catanzaresi trapiantati da anni a Bologna.
Bene, oggi di quello spirito non c’è più traccia, ogni parola ogni gesto viene esasperato, caricato di significati estremi, come se un’arena calcistica fosse una clinica svizzera.
Insomma anche gli insulti e i cori razzisti assumono valore e peso diverso quando i tempi sono calamitosi come oggi. Ecco perché è giusto far la morale a quei tifosi incivili, senza dimenticare che il cuore pulsante del tifo bolognese ama Napoli, Caruso, Lucio Dalla e il calcio per palati fini.