Era inevitabile. La commedia degli equivoci è finita e Davide Ballardini prende oggi il timone di un Bologna quasi allo sbando. Al costo di 350 mila euro (fino al termine della stagione) arriva un tecnico che aveva già rifiutato la panchina del Bologna ma che oggi ha bisogno di rilancio. A convincerlo, più che le parole dei dirigenti del Bologna, è stata la presenza dell’amico Bagni, l’uomo mercato che dovrebbe permettere alla squadra di cambiare volto di qui alla fine di gennaio.
Pioli paga il suo aziendalismo, la fedeltà cocciuta a una società che lo ha usato da ombrello, da parafulmine contro le ire dei tifosi e oggi lo scarica in modo brutale. Nei blog i lettori ripetono a una voce che le grandi colpe di questa stagione, fin qui fallimentare, sono di Guaraldi e compagnia. E su questo non esiste il minimo dubbio. Ma avallando la politica della società, Pioli è divenuto corresponsabile. E, per difendere scelte indifendibili, il tecnico ha finito per scavare un solco sempre più netto fra sè e i giocatori, fino all’ammutinamento prima della gara con il Genoa. Andare avanti con Pioli sarebbe stato un torto alla professionalità dell’allenatore, un ingiusto calvario per chi ha saputo portare il Bologna fino alla soglia dei 51 punti.
Ma adesso non basta Ballardini e non basterebbe neppure Murri, come dicevano i bolognesi d’antan a salvare la squadra. Servono acquisti importanti al mercato (Belfodil, Ramirez e un regista) per cambiare volto al Bologna. Ma serve anche un cambio di mentalità, serve una rabbia agonistica dimenticata e la voglia di rischiare, lanciando a tempo pieno qualche talento giovane come Laxalt. Tutto questo può fare Ballardini, in attesa che Bagni gli porti dal mercato qualche uovo d’oro o almeno d’argento. Con un po’ di qualità in più e un diverso atteggiamento in campo, il Bologna può centrare l’obiettivo. Se in tanta mediocrità oggi è quart’ultimo, la salvezza non è un traguardo impossibile.