Il Male ha un cattivo sapore. Un’azione moralmente inaccettabile provoca disgusto e paralizza la lingua, come un boccone amaro. Non ci si nutre di etica senza rispettarla. Non sono solo metafore. È la sintesi di una ricerca scientifica firmata dalle Università di Bologna, Campus di Cesena, e di Messina. In altre parole: l’indignazione di fronte a un comportamento contrario alle norme civili attiva nel cervello l’inibizione dei neuroni che controllano il movimento della lingua, bloccandola, esattamente come quando avverti in bocca qualcosa che dà la nausea, o peggio. Lo studio, premiato con il “Best Paper Prize 2021” assegnato dalla Società Italiana di Neuroetica, mette sul piatto domande che abitualmente evitiamo di farci. Che sapore ha l’invidia? E la gelosia? La violenza? Il menu del disgusto morale ha molte portate: razzismo, sopraffazione, denigrazione e calunnie offendono al tempo stesso etica e palato. La cronaca e la vita quotidiane aggiungono alla lista la presunzione diffusa di essere sempre meglio degli altri, l’ignoranza elevata ad alternativa dell’intelligenza, la convinzione di poter insegnare a tutti tralasciando la fatica di imparare. Gli ingredienti si moltiplicano all’infinito, il menu rischia di avere troppe pagine. Che gusto ha tutto questo? Uno solo: quello del cibo avariato, almeno quanto i nostri valori morali, in molte occasioni.

Alla scienza restano dunque molti orizzonti da esplorare. E scoperto il meccanismo del disgusto morale, sarebbe anche utile garantire un interruttore che lo attivi ogni volta che serve, cioè sempre. Spiega ancora lo studio universitario che l’inibizione del movimento della lingua in presenza di un sapore spiacevole è probabilmente legato a un meccanismo di difesa, allo scopo di non ingerire sostanze dannose. Ecco il punto: bisogna impedirsi di inghiottire il boccone amaro, tanto per tornare alle metafore. Ma di fronte a un’ingiustizia, per incapacità di reagire o per scelta, quel boccone amaro troppo spesso lo mandiamo giù.

  Gianluigi Schiavon