Non lo dico per il gol ma penso che chiunque abbia un minimo di buonsenso si sia reso conto oggi, visto che pare prima non fosse stato evidente a tutti, della differenza nel gioco tra il signor Bacca e Lapadula. Tolgo il gol perché, sebbene il tacco del neo entrato sia stato decisivo, bello e fortunato, lo avrebbe potuto fare anche il colombiano. Bacca è stato in campo 80 minuti e il Milan per l’ennesima volta ha giocato in 10 uomini. Mai una palla contesa e pochi movimenti corretti. Qualche pressione sporadica nel primo tempo e tanta impalpabilità. Questa la partita di Carlos Bacca.
Sul punteggio di 1 a 1, dopo che il Milan era passato in vantaggio nel primo tempo ed era stato raggiunto nella ripresa nella qualche ha dormito, Montella ha deciso di mandare in campo il ventiseienne numero nove (per fortuna preferendolo a Luiz Adriano rivisto in campo nelle ultime partite). Come detto, gol della vittoria a parte, Lapadula ha intercettato cinque palloni lanciati in avanti, ha pressato tutti come un ossesso (vero che era anche fresco ma non è solo freschezza) e si è sempre fatto vedere per ricevere. Questo si chiama giocare con la squadra. Come detto la scorsa settimana, se Bacca non segna è inutile. Non capisco come l’unico colpo di mercato pagato nella scorsa estate che ha sempre fatto bene quando chiamato in causa sia relegato in panchina salvo giocare pochi minuti ogni tanto. Fosse per Ibra capirei ma non vederlo schierato per Bacca resta per me un mistero. Simile peraltro a quello di Montolivo per Locatelli o della cessione in prestito a Bergamo di Paletta due stagioni fa (è tutto documentato!).
Un altro fattore sul quale riflettere è legato all’immobilità di Montella nel secondo tempo quando la squadra, piuttosto che giocare per provare a chiudere la partita, è rimasta passiva e lenta legata alla speranza che nulla accadesse. Il risultato, più che meritato, è stato il pareggio dei rosanero. Solo allora il Milan ha ricominciato a giocare creando tre occasioni pericolose con Suso. In quei momenti bisogna riuscire a fare la differenza con segnali chiari e non solo gridando di essere più aggressivi e salire. Se la prima punta non pressa, peraltro, gli altri lo seguono nell’immobilità.
Ora la pausa con una classifica che ancora sorride.