Copia / incolla. Non c’è da inventarsi nulla di nuovo. Le medesime prestazioni viste con Inter e Juventus sono sufficienti per superare quasi tutte le squadre del campionato.
Longo ha suonato la carica anche perché il Torino sconfitto in casa dalla Sampdoria è tutto fuorché una squadra degna della Serie A. I Granata contro di noi si sono sempre esaltati sciorinando prestazioni tutto cuore. Il ricordo dell’andata brucia ancora.
L’assenza di Calhanoglu ha dato spazio a Paquetà rendendo il Milan ancora più offensivo. Kessie e Bennacer a schermare la difesa con tre giocatori, Rebic, Castillejo e il brasiliano dietro a Ibrahimovic.
Il Milan imbastisce azioni pericolose sul binario di sinistra: Rebic e Hernandez funzionano bene. Questo in fase offensiva, la fase difensiva invece è ancora da registrare, specie quando Kessie non è reattivo.
Il Milan fa la partita, seppur non a ritmo forsennato ma è sufficiente. Al 25 la palla rubata sulla trequarti, con un pressing poco ordinato, da arrivare la palla a Castillejo che centra per Rebic, bravissimo a battere di prima dopo un movimento perfetto. La partita si trascina senza sussulti all’intervallo. Il Milan non fa nulla per provare a mettere in cassaforte un doppio vantaggio e il Torino non ha ritmo né idee. L’unica annotazione prima dell’intervallo è l’ingresso in campo di Gabbia (nella foto con Romagnoli e Donnarumma) al posto dell’infortunato Kjaer.
La ripresa inizia con una clamorosa palla gol per Ibra che cercando il palo lontano in area sbaglia di poco. Poco dopo errore anche di Castillejo, stessa posizione di Ibra, piede sinistro e primo palo sbagliato di poco. Diventa importante raddoppiare per evitare episodi che possono far coraggio ai Granata. Paquetà sembra impaurito. In più di un’occasione il brasiliano potrebbe pontare l’area ma cerca i compagni con passaggi peraltro complicati. Con il passare dei minuti crescono le cattive sensazioni. Al Torino viene concesso il pallino del gioco. Il Milan arretra e così Longo manda in campo Zaza. Pioli toglie lo spento Paquetà per Bonaventura. Sicuramente non si acquista in dinamismo ma sicuramente in personalità. Avevo sperato in una prestazione differente del brasiliano che pare aver perso sicurezza e determinazione. Mi sarebbe piaciuto vedere il giocatore spregiudicato delle prime apparizioni.
La stanchezza è sempre più evidente e anche le suoni offensive spesso sono viziate da errori di precisione dovuti proprio alla scarsa lucidità. Bonaventura toglie l’umidità dai guanti di Sirigu intorno al trentesimo. I tanti minuti anche nelle gambe di Ibra non aiutano. Lo svedese è al 270mo minuto in una settimana. Tanto per un trentenne, troppo per un giocatore, seppur grande atleta, più vicino ai quaranta. Alle difficoltà fisiche su sommano alcune decisioni più che discutibili di Fabbri che, dopo aver lasciato giocare nel primo tempo, fischi dei falli senza senso. Fortunatamente il campo pesante affatica anche i torinesi. Il Milan spreca alcune ripartenze e la partita si trascina sino a novantesimo senza palpitazioni. I tre punti riportano i rossoneri in zona Europa, al pari con Parma e Verona. Sabato si gioca a Firenze in un match non semplice che sarebbe importante vincere, anche per rimediare la cocente sconfitta dell’andata.