La partita di questa sera presentava inevitabilmente due possibilità: uscire concentrandosi sulla qualificazione alla Champions attraverso il campionato o passare il turno con il rischio di perdere successivamente punti e, forse, posizioni in campionato. In entrambi i casi il bicchiere sarebbe potuto essere mezzo pieno o mezzo vuoto.
Le premesse per una sonora batosta c’erano tutte: Manchester pressoché al completo e Milan rimaneggiato al punto di non avere un centroavanti in campo al via.
Il Manchester comincia a 100 all’ora. Prevedibile. Il Milan difende in poche decine di metri, ordinatamente.
I Red’s Devils fanno la partita attaccando a testa bassa ma rimbalzano sul muro difensivo eretto da Pioli. Difendere. Che altro si sarebbe potuto fare?
Formazione più che rimaneggiata con Castillejo terminale offensivo. Inoltre coloro che dovrebbero dare qualcosa in più, come Calhanoglu, non sono proprio in forma. Il turco fatica in mezzo agli indemoniati inglesi mentre il francese prova a mettere apprensione con una buona fase offensiva ma altrettanto bei compagni quando deve difendere contro James.
In principio il match è un monologo inglese, poi il Milan prende coraggio provando a mettere fuori la testa. Hernandez non trova il tempo per tirare dopo 40 metri palla al piede e sul corner seguente Calhanoglu liscia la palla dal limite dell’area piccola.
Tomori e Kjaer giocano spesso in anticipo sugli avanti del Manchester e comunque mettono pressione. Purtroppo la squadra commette tanti errori in fase di costruzione. Complice anche il pressing dei giocatori di Solskjær. Un errore capitale è quello di Castillejo che, in una ripartenza in superiorità numerica, serve con il tempo sbagliato Kessie. Dà invece una bella palla Saelemaekers in chiusura di primo tempo, è Krunic a colpire male da poco oltre il dischetto del rigore. Il Milan lascia in campo con buone sensazioni ma la ripresa inizia con la doccia fredda.
Pogba, appena entrato, si trova tra i piedi la palla che Meïte non riesce a rinviare né mette in angolo. Finta sul posto e, in stile calcetto, da due metri mette sotto la traversa. Un gol stupido che lascia amaro in bocca.
Passano i minuti ma il Milan non riesce a creare nulla di pericoloso. C’è bisogno una scossa e allo Pioli manda in campo Ibrahimovic per Castillejo, con trenta minuti da giocare, e Dalot per Kalulu, uno dei migliori tra i nostri. Lo svedese colpisce di testa a 15 dalla fine ma Greenwood risponde presente. Il Milan prova ad alzare il baricentro. Ibra va bene quando deve spiazzare di testa o viene cercato in area. Sulla trequarti invece è spesso in fuorigioco. Con il passare dei minuti affiora la stanchezza e la squadra inevitabilmente si allunga.
Servirebbe un episodio, un colpo da maestro. Come quello di Kessie all’andata. Paghiamo proprio quell’episodio, il gol regolare annullato dalla follia arbitrale.
A questi ragazzi non si può imputare nulla. Incerottati e contro una squadra che per fatturato e valore della rosa ci devasta. Questa sera peraltro tutti i giocatori in campo hanno fatto il loro. Kjaer e Tomori, come centrali sono una garanzia. Kalulu mi è piaciuto tanto così come il solito Kessie. Ha fatto bene anche Dalot che in fase difensiva ha contenuto bene nientemeno che Pogba. Questa sera hanno fatto vedere buone cose anche Meïte e Saelemaekers a centrocampo, così come Krunic nei primi 45 minuti. Diaz purtroppo resta leggerino mentre Calhanoglu e Ibrahimovic non possono essere giudicati per la scarsa forma post infortuni.
Il problema di questa stagione resta il rapporto tra impegni e numero di giocatori in rosa. La squadra ha giocato in preliminari di Europa League e costantemente sono a questa sera, inoltre campionato e Coppa Italia. Come le altre squadre abbiamo avuto i nostri contagiati con Covid senza beneficiare di rinvii né artifizi. Abbiamo visto giocare Calabria a centrocampo per assenze da virus. Tanti gli infortuni, specie del faro della squadra. Prevedibile che Ibra non avrebbe potuto disputare interamente una stagione così intensa, sbagliato non prevedere un’alternativa prima di gennaio. Unico errore da imputare alla dirigenza che poi è stata sfortunata nel prendere un sostituto più rotto del titolare.
Ora si penserà solo al campionato. C’è da conquistare l’accesso all’Europa che conta, quella dove senza noi l’Italia è impalpabile.