La partita con la Lazio aveva una certezza: sarebbe da vincere. Prendere un gol sarebbe potuto risultare fatale, a meno che già in vantaggio. Gattuso ha provato a cambiare, lo ha fatto nella zona meno determinante per l’effetto necessario: fare arrivare palle giocabili al povero Piatek. Difesa a tre con Laxalt, un morto, e Calabria, non certo un grande crossatore, a spingere sulle fasce. Risultato? Zero palloni giocabili per il polacco. Suso si è potuto accentrare ma questo giocatore per essere influente, dovrebbe giocare in primavera. E in questo periodo non è neanche detto.
Questa sera purtroppo sono stati pochi a salvarsi. Conti, subentrato a Calabria, non ha mai messo un pallone in mezzo. Laxalt non ha neppure accennato ad andare in profondità limitandosi a lanciare in mezzo palloni dalla trequarti. Castillejo ci ha messo buona volontà ma ben lontano dall’essere un giocatore determinante, tipo Correa, giusto per fare un nome biancazzurro. Kessie e Bakayoko non sono certo costruttori di gioco.
La difesa a tre si è comportata bene, ma senza esterni che spingono costantemente serve a poco. Peraltro il Milan è riuscito a subire il gol su una ripartenza da calcio d’angolo. Proprio come con l’Udinese. Quella partita sarà fatale per la Champions, questa lo è stata per la Coppa Italia. Purtroppo gli errori commessi sembrano servire poco a un allenatore che deve crescere.
Gattuso avrebbe dovuto fare solo una cosa: giocare a due punte per provare a creare qualcosa in avanti. Lo ha fatto solamente dopo aver subito il gol e qualche tentativo di pericolo c’è stato. Calhanoglu è parso più in palla dell’intoccabile Suso e Cutrone, per volontà, ha surclassato sia lo spagnolo che Laxalt. In compenso i due, con Paquetà unico dai piedi buoni, erano seduti in panchina.
Condizione fisica imbarazzante, mancanza totale di gioco e giocatori che sembrano non impegnarsi. Sembra quasi che qualcosa sulla panchina rossonera sia già stato deciso ma noi ancora non lo sappiamo. Gattuso aveva predicato “bava alla bocca”. Ebbene, quella a San Siro c’è stata. Non nei giocatori ma nei quasi 60 mila tifosi accorsi a sostenere la squadra. Una squadra incapace di giocare a pallone.