LA CRONACA

L’inizio è soporifero con le due squadre che si studiano per una decina di minuti. Poi l’Inter inizia a costruire gioco. Il Milan non riesce a farlo. I tentativo di costruzione dal basso si scontrano inesorabilmente con il pressing alto e, quando va bene, la palla viene buttata lunga. Rodriguez ricorda la propria caratura lanciando Lautaro che viene stoppato da Gigio che conferma le proprie statistiche con altre due parate basse. La prima su Lukaku e la seconda su Lautaro, perfettamente imbeccato da Sensi. D’Ambrosio gira sul palo a porta vuota.
I tre avanti rossoneri non partecipano alla fase difensiva e l’inferiorità a centrocampo si fa sentire. Kessie deve fare i chilometri per raggiungere il sempre libero Asamoah largo a sinistra. Giampaolo capisce che allargare Suso a destra mettendo Piatek al centro dell’attacco possa aumentare l’efficacia. Così è. Doveri, uno che storicamente non c’è proprio amico, ferma l’azione per un rimpallo su Kessie prima che Calhanoglu metta in rete. Mah… Poi Suso parte con un cost to cost ma, entrato in area dopo 70 metri, invece di appoggiare a Piatek libero al suo fianco, si fa respingere la conclusione. Il Milan finisce il primo tempo in crescendo con un colpo di testa sbilenco di Piatek, ben trovato da Leao.

La ripresa parte nel peggiore dei modi. Conti commette un fallo ingenuo su Sensi. Il regista che ci siamo fatti soffiare si mette d’accordo con Brozovic che, indisturbato batte a rete trovando la sfortunata deviazione di Leao. Il Milan risente del gol subito e va ancora più in confusione. Inoltre le occasioni del Milan sono nate tutte sulle ripartenze o palle rubate alte. Ora che l’Inter può attendere e il Milan deve costruire la strada è più che in salita.
Giampaolo inserisce Paquetà per l’evanescente Calhanoglu e poi, finalmente Hernandez al posto di Rodriguez. Non si riesce neppure a vedere se la nuova soluzione possa essere efficace. Conti si trova ancora a difendere da solo contro due. Barrella mette una palla morbida perfetta sulla testa di Lukaku che raddoppia. Politano colpisce la traversa, Biglia tira in curva una punizione dal limite. Hernandez prende diversi falli e, al termine di un’incursione, coglie il palo. Perché non abbia giocato da subito? Un mistero. Il derby finisce ancora con una sconfitta con un’altra costante: il portiere avversario non ha compiuto nessuna parata.

GIAMPAOLO PERCHÉ?

Non cambiano gli interpreti e, di conseguenza, i risultati. Io Milan non vince da sette derby ma, perdere per perdere, preferisco farlo con i nuovi. Leao è stato tra i più positivi. Hernandez ha subito tre falli e preso un palo e Rebic ha corso su tutti i palloni.
Un buon allenatore riesce a tirare fuori il massimo dai giocatori che si ha a disposizione. Follia ingabbiarli in schemi o peculiarità non loro. Oltre 30 gol lo scorso anno vogliono dire che Piatek è uno che segna. Come? Semplice. Con palloni dati in profondità, meglio quando è spostato leggermente a sinistra per accentrarsi e tirare, o con i cross. Non è uno efficace quando viene incontro per tenere palla e far salire la squadra.
Paquetà è uno dei pochi in grado di saltare l’uomo. Stupido dirgli, peraltro non nello spogliatoi ma in conferenza stampa, di essere meno fantasioso.
Conti nell’Atalanta faceva il quinto con a fianco Kessie. 9 gol per lui. Un esterno! Ora lo facciamo giocare da quarto, per di più con Suso che tutto fa tranne che aiutare in copertura e con Kessie spesso in mezzo si cinque del centrocampo nerazzurro.
Bennacer ha giocato anche da interno di centrocampo (migliore in coppa d’Africa), se proprio non si vuole rinunciare a Biglia certamente può essere più efficace in quella posizione di Calhanoglu, che dovrebbe giocare 20 metri più avanti.
Non si capisce perché siano stati acquistati così tanti giocatori per la stessa zona del campo: Suso, Calhanoglu, Paquetà, Bonaventura e Rebic. Confusione dapprima da parte della dirigenza più pagata d’Europa.
Giampaolo era uno dei pochi allenatori a giocare con il trequartista dietro le due punte. Ora fa il 4-3-3. Perché? Per il fatto di avere Suso che non sa fare il trequartista ed è imprescindibile. Potenzialmente è uno dei più tecnici ma oramai è straconosciuto e non salta mai l’uomo. Non è un fenomeno. Ora vuole oltre 5 milioni a stagione, meglio venderlo, ammesso che si trovi qualcuno che voglia pagare i 40 milioni di clausola (non palesatosi la scorsa estate).
Hernandez e Rebic hanno fatto vedere alcune buone cose. Con loro anche Leao. È ora che i nuovi vengano messi in campo, basta con le cazzate della filosofia e degli schemi. I più forti devono giocare e se sono scarsi chi li ha comprati ne risponderà.