La peggior sconfitta del Milan a Bergamo era un 5-2. Correva l’anno 1949. Ebbene questi giocatori sono riusciti a scrivere un nuovo record o negativo. Un 5 a 0 che non lascia repliche.
Inutile cercare un colpevole. I giocatori sono dei fantasmi annichiliti dagli atalantini, Pioli si ostina a mandare in campo anche quanti non sono in forma o fuori ruolo. Musacchio, che pareva non disponibile, Leao, messo come punta centrale e Suso, il solito inutile Suso.
Ma non è tutto qui. La differenza nasce dalla società. Una proprietà fantasma senza idee e con dirigenti inadeguati.
Una partita tra due squadre di categoria differente. Questa l’immediata impressione guardando la partita. L’Atalanta, aggressiva in ogni zona del campo, ci ha letteralmente dominato. Il dominio non si è limitato al possesso palla ma è stato concretizzato già prima del decimo minuto quando Gomez ha saltato Conti, con Musacchio colpevolemente lontano a non supportarlo, concludendo sotto l’incrocio da dentro l’area. Il Milan non tiene un pallone e non riesce a superare la metà campo. I nostri sono in totale stato confusionale. La prima conclusione, a parte un passaggio di Suso a Gollini, un colpo di testa di Musacchio al 17. Nel frattempo l’Atalanta aveva preso anche una traversa.
Non si riesce neanche a individuare un responsabile. Sono proprio due livelli differenti. Il Milan prova ad aumentare il ritmo intorno al trentesimo. Alla buona volontà rossonera corrisponde l’organizzazione dei nerazzurri. I bergamaschi giocano a calcio mentre Kessie e compagni fanno solo confusione. Leao, schierato come punta, non essendolo, continua ad allargarsi e non riesce a determinare nulla. Tutte le seconde palle sono dell’Atalanta che riconquista velocemente e poi gioca con grande qualità.
Il tema dell’incontro non cambia neppure nella ripresa. La mossa di Pioli è l’avvicendamento tra Calabria e Rodriguez, auspicabilmente neppure per scelta tecnica. L’Atalanta fa ciò che vuole. Nessuno, qualsiasi sia la zona del campo, arriva per primo sulla palla. Conti è in totale confusione e ancora dalla sua fascia arriva il secondo gol nerazzurro di Pasalic che devia una conclusione. Dall’altra parte, un minuto più tardi, Ilicic si infila come un coltello bollente nel burro, in questo caso Calabria. Poi Ilicic segna il poker con uno splendido tiro di sinistro dal limite. Non era al 100%, Suso sì. Ebbene ditemi voi chi è il campione. Arriva anche un quinto schiaffo, di Muriel, da lancio partito dalla difesa, letto male da Donnarumma, che non esce, e Musacchio in bambola che non riesce a contrastarlo.
Una sconfitta pesante, anche nel risultato, che evidenzia la differenza tra le due squadre. La differenza tra i 22 vista in campo però è solo l’evidenza di tutto ciò che c’è dietro alle quinte. Una società, quella di Bergamo, con idee chiare. Stadio nuovo, allenatore con il quale viene costruito da anni un progetto, giocatori disposti a seguirlo totalmente e tanto entusiasmo.
Attenzione, non deve essere un esempio per il Milan che ha un’altra storia e deve avere altre ambizioni. Molti ora diranno, almeno essere come l’Atalanta. Vero, però noi non dobbiamo essere una società che prende giovani per fare plusvalenze. Il Milan, per i giocatori forti, dovrebbe essere un punto di approdo. E con i giocatori dovrebbe esserlo anche per i dirigenti. Le voci continue sul mercato e la farsa del nuovo stadio sono due dei punti più bassi di questa dirigenza. Mancano i leader in campo e manca la proprietà. Maldini e Bonan sono due figurine in un team di dirigenti che è tra i più pagati in Europa. Un regalo per Natale? Non un giocatore ma una nuova proprietà, che faccia piazza pulita ripartendo con dei professionisti seri, in ogni reparto