IL PAPA: ORA PENSO IO AI MIGRANTI. ACCOGLIENZA FLOP NELLE PARROCCHIE 

Articolo pubblicato su Qn (il Giorno, la Nazione, il Resto del Carlino), edizione dell’ 1 settembre 2016

CITTÀ DEL VATICANO

ANCORA una volta il Papa ci mette la faccia nell’accoglienza agli immigrati. Con una scelta assolutamente inedita per la Chiesa contemporanea, Francesco ha deciso di assumere direttamente, ad tempus, la guida della sezione per la Pastorale dei migranti del dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, costituito ieri con il motu proprio Humanam progressionem. Gli ultimi casi di un Pontefice al timone di un organismo romano sono quelli di Pio XII e Giovanni XXIII che tennero le redini delle congregazioni dei Vescovi e delle Cause dei santi.
Il dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale – che ingloba i pontifici consigli per la Giustizia e la Pace, per i Migranti, per gli Operatori sanitari e Cor Unum – rappresenta un ulteriore tassello della riforma della Curia nell’ottica di una semplificazione e riduzione degli uffici vaticani. Sarà guidato dal cardinale Peter Turkson, ghanese, fino a oggi al vertice di Iustitia et Pax. A giugno il Papa aveva istituito il super dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, mentre continua il lavoro di stesura della nuova costituzione che disciplinerà l’intera Santa sede.

AL NETTO delle vicende interne alle mura leonine, ciò che colpisce è sicuramente la decisione di Bergoglio di gestire in prima persona il dossier Migranti. Nelle sacre stanze la mossa viene spiegata con la straordinaria sollecitudine del gesuita argentino, figlio d’immigrati italiani, verso un fenomeno che sta segnando profondamente la nostra società. D’altronde parlano da sole le scelte di recarsi a Lampedusa per il primo viaggio apostolico, di volare a Lesbo ad aprile nel pieno degli sbarchi, di ospitare in Vaticano una ventina di rifugiati siriani, cattolici e non.
È in questo contesto che rientra anche l’appello del Papa, risalente a un anno fa, affinché le parrocchie europee accolgano i profughi. Un invito che, se da una parte ha incassato una sostanziale accoglienza da parte delle Chiese dell’Europa centrale, dall’altra continua a incontrare forti resistenze nelle comunità ecclesiali un tempo Oltrecortina.

OGGETTIVAMENTE non sta andando troppo bene neanche in Italia. Certo, a snocciolare i dati della Fondazione Migrantes, quasi un richiedente asilo su cinque è ospitato in strutture ecclesiastiche. Per l’esattezza si stima che oggi su 150mila stranieri accolti in Italia siano in 30mila quelli alloggiati in edifici della Chiesa. Ma di questi solo 5mila sono a carico delle parrocchie. Le regioni ecclesiastiche della Lombardia e del Piemonte guidano la classifica di un’accoglienza a macchia di leopardo, complice anche i mugugni di alcuni parroci e vescovi che obbiettano l’urgenza di pensare in primo luogo ai nostri connazionali. «I poveri italiani non fanno notizia, non arrivano col barcone», si sfogò qualche mese fa l’ordinario di Fano, monsignor Armando Trasarti, in un’intervista fin da subito virale sul web: 2mila visualizzazioni in appena 48 ore.
Che l’ultima mossa del Papa sia «un ulteriore, forte stimolo» anche alle nostre diocesi, perché investano con più coraggio nell’ospitalità ai migranti lo dicono anche alcune fonti autorevoli del nostro episcopato. Ma sempre a microfoni spenti, segno che l’argomento scotta. E non poco.
Giovanni Panettiere

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