CHIEDONO di tornare a dire messa. Come gli altri preti, anche se loro hanno mogli e figli. Nell’ottica di contrastare la carenza di parroci in Italia (8.500 quelli che mancherebbero all’appello), il Movimento internazionale dei sacerdoti lavoratori sposati si appella al Pontefice. “Il Papa lasci ai vescovi la possibilità di gestire la pastorale di evangelizzazione e sacramentalizzazione – scrive in un comunicato l’associazione fondata nel 2003 da don Giuseppe Serrone -, coinvolgendo i preti sposati nel ministero sacerdotale attivo”. Quest’ultimi, è la proposta del Movimento, potrebbero essere impiegati nella celebrazione della messa in parrocchie che non hanno un parroco residente. “Per iniziare potrebbero essere delle prestazioni occasionali – si precisa -. I preti sposati non avrebbero responsabilità legate ai compiti del parroco, ma diventerebbero una grande risorsa in attesa di cambiamenti decisivi nella normativa canonica”.
MODIFICHE alle quali starebbe pensando anche Bergoglio che l’anno scorso si è recato in un condominio della prima periferia romana per incontrare una manciata di sacerdoti che hanno messo su famiglia. L’ipotesi, ventilata dal Papa in udienze private con alcuni esponenti dell’episcopato brasiliano, è quella di ordinare, in via sperimentale, degli uomini sposati (viri probati) in quei territori in cui la crisi delle vocazioni si fa più sentire. Il primo disco verde potrebbe scattare all’indomani del Sinodo dei vescovi sull’Amazzonia che si terrà nel 2019.
MOLTO impegnato su questo fronte è il cardinale Claudio Hummes, 82 anni, già prefetto della Congregazione per il clero, che, ai tempi in cui reggeva il dicastero romano, ha sottolineato più volte la natura strettamente umana dell’obbligo di celibato. Come dire, la regola si può cambiare, non proviene da Dio. Chi non ne vuole sapere di viri probati è il Movimento internazionale dei sacerdoti lavoratori che, puntando sul ritorno in servizio del clero uxorato, si dice “deluso” dall’ipotesi al vaglio. E al Pontefice non risparmia critiche a più ampio spettro. “A papa Francesco – attacca – si attribuisce una caratteristica di riformatore ben superiore ai risultati fino ad oggi ottenuti dai suoi tentativi di riforma”.
Giovanni Panettiere
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