NON SONO ancora maturi i tempi per l’intercomunione fra cattolici e protestanti. La Santa sede, con una lettera firmata dal prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, l’ormai prossimo cardinale Luis Ladaria, redatta in accordo con il Papa, ha stoppato il sussidio pastorale elaborato dalla Conferenza episcopale tedesca che, a determinate condizioni, consentiva al coniuge luterano di una coppia mista l’accesso all’Eucarestia. Il documento, approvato a febbraio con una maggioranza dei due terzi, era stato impugnato dai setti presuli dissidenti, fra loro il cardinale di Colonia, Rainer Maria Woelki. Del caso era stato investito il Vaticano.
Ne era seguito lo scorso tre maggio un vertice, direttamente in Santa sede, fra l’arcivescovo Ladaria e i rappresentanti di entrambe le posizioni maturate in seno all’episcopato tedesco. Al termine dell’incontro una nota vaticana informava che papa Francesco «apprezza l’impegno ecumenico dei vescovi tedeschi e chiede a loro di trovare, in spirito di comunione ecclesiale, un risultato possibilmente unanime». Tutto a posto? Non proprio, appena un mese dopo il summit, ecco la doccia fredda per il cardinale Reinhard Marx, presidente della Conferenza episcopale teutonica e capofila dei presuli favorevoli all’intercomunione.
La lettera diffusa ieri mette nero su bianco che «il testo del sussidio solleva una serie di problemi di notevole rilevanza. Il Santo Padre è perciò giunto alla conclusione che il documento non è maturo per essere pubblicato». Ladaria, che solo una settimana fa ha blindato il divieto di ordinare donne-prete, a motivazione della decisione pontificia sull’ostia ai luterani, scrive che quello dell’ammissione alla Comunione dei cristiani evangelici in matrimoni interconfessionali è, da un lato, un tema che «ha una rilevanza per la Chiesa universale», come sottolineato dagli stessi dissidenti, dall’altro comporta degli «effetti sui rapporti ecumenici con altre Chiese e altre comunità ecclesiali». Terzo punto, la questione investe il diritto canonico, in particolare «l’interpretazione del canone 844 del Codice di diritto canonico».
Circa la disposizione normativa citata, il prefetto riconosce esserci delle «questioni aperte» al punto che, è l’annuncio, «i competenti dicasteri della Santa Sede sono già stati incaricati di produrre una tempestiva chiarificazione di tali questioni a livello di Chiesa universale. In particolare appare opportuno lasciare al vescovo diocesano il giudizio sull’esistenza di una ‘grave necessità incombente’». Proprio entro la cornice di quest’ultima ipotesi, che, rebus sic stantibus, rende possibile la comunione per i non cattolici, i vescovi tedeschi avevano fatto rientrare tout court il caso del matrimonio misto. Ribadendo comunque la necessità della supervisione di un parroco e dell’adesione del coniuge non fedele a Roma alla dottrina cattolica sulla Comunione, due requisiti a monte imprescindibili per concedere l’ostia ai fratelli separati a norma di diritto canonico.
In una nota della Conferenza episcopale tedesca, Marx fa sapere di essere«sorpreso» dalla lettera della Santa sede giunta, argomenta il cardinale, prima che in seno all’episcopato si raggiungesse, come raccomandato dal Papa, un risultato unanime sull’intercomunione. Detto questo il porporato progressista «vede anche dopo la lettera il bisogno di ulteriore discussione all’interno della Conferenza episcopale tedesca, soprattutto nel Consiglio permanente e nell’Assemblea autunnale, ma anche con i corrispondenti dicasteri romani e con lo stesso Santo Padre». Il sito Aci stampa rivela che l’arcivescovo di Stoccolma, Anders Arborelius, avrebbe giocato un ruolo fondamentale nel bloccare il fronte tedesco. Obiettivo, scongiurare che la questione si ponesse anche in Svezia.
Giovanni Panettiere
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