Il mare. Ricordiamocelo, se lo ricordino il presidente della Regione Bonaccini e gli assessori Donini e Corsini. Mezza Emilia Romagna, o giù di lì, vive di turismo balneare.
Ben vengano tutte le grandi opere più o meno promesse e più o meno realizzabili dai nostri governanti, ma non dimentichiamoci dei collegamenti con la riviera ferrarese e romagnola (collegamenti al momento disastrosi).
Oggi un emiliano che vuole godersi un week end a Trapani (o a Palermo, o ad Olbia, o addirittura a Barcellona) se prenota per tempo spende per il viaggio poche decine di euro, parte all’alba dall’aeroporto Marconi e a metà mattinata è già in spiaggia. Se invece sale in auto e prova a raggiungere (esempio) Milano Marittima, rischia di rimanere imbottigliato fino a mezzogiorno fra Imola e dintorni. Stessa odissea per il viaggio di ritorno.
E gli stranieri? Con l’aeroporto di Rimini che funziona a singhiozzo e quello di Forlì che è ancora kaput, arrivano in volo in un’ora a Bologna, ma possono impiegare tre volte tanto per vedere il mare, se noleggiano un’auto. In treno peggio che mai. E allora: in tempi di concorrenza globale, dare la possibilità ai turisti di arrivare in fretta in Riviera, diventa una sfida decisiva. Da affrontare subito, oggi, anzi sarebbe stato meglio ieri: fra dieci anni sarà tardi.