Così come la barca dei clandestini è arrivata a cinquecento metri dalla costa lampedusana a motori spenti, oggi già cominciano a spegnersi i riflettori sulle vicende dell’isola più tormentata d’Italia. È di questo soprattutto che ha paura Gerardo Errera, impavido timoniere di barche e consigliere comunale d’opposizione a Lampedusa. Eppure oggi è anche lui smarrito, dopo la giornata di incontri con i volti noti della politica. «Troppe polemiche, uno schifo, la solita passerella, gente del Pdl che dice ecco qui la Lega non c’è… Ma basta. Le tv hanno tagliato la diretta, quando noi dicevamo: «Ci dite che il centro d’accoglienza fa schifo, è disumano. Ma è bruciato da due anni. E voi ve ne accorgete ora».
Già perché il problema, nell’isola, non sono i trecento morti dei telegiornali, ma i tre, quattro, cinque che galleggiano ogni giorno. E che spingono un uomo di centrodestra, come pure è Errera, a dire che «la legge Bossi-Fini va cancellata, ma subito. Io sono un moderato, non posso più accettare queste cose, devono dare dignità a questa gente».
Il problema non sono i soccorsi. I pescatori lì della Bossi-Fini se ne infischiano, applicano l’antica legge del mare, e prestano subito aiuto. L’hanno fatto pure stavolta, anche se avevano scambiato i pianti dei naufraghi per le grida delle berte, i gabbiani che piangono come bambini. E forse c’erano davvero anche loro a piangere su quel mare di corpi. «Ci sono video dei vigili del fuoco agghiaccianti — racconta Gerardo — più di cento persone morte abbracciate l’una all’altra». E poi le scene che le tv hanno risparmiato, «i riconoscimenti nell’hangar, una profuga che si è trovata lì il bambino morto, e non glielo avevano detto. Non c’è stato nessuno di noi che non ha pianto». «Ma tanti giornalisti oggi sono andati via — prosegue il politico-marinaio — non importa che ancora stiamo a ripescare i morti, e qui ricomincia tutto da capo. Sono arrabbiatissimo, la prossima volta se il Governo non prende provvedimenti chiederemo che Lampedusa e Linosa non facciano più parte dell’Italia, perché l’Italia ha abbandonato queste due isole. E qui si muore continuamente, coi bambini che ti domandano “Cosa c’è in quei sacchi”». Troppo dolore su queste terre che potrebbero essere paradisi sul mare e diventano inferno per troppi, per chi ci muore e per chi ci vive.
«Non è facile — dice Laura Boldrini in aula consiliare — scardinare quello che c’è». Pure la politica dovrà riuscirvi, o sarà ancora, sempre troppo massacro quotidiano.