SONO PICCOLI, piccolissimi. Ma sono tanti. Frammenti di quella galassia di imprenditori che lavora per costruire e ricostruire nel nostro Paese. E che non viene pagata dalla pubblica amministrazione. Hanno paura, tanti non vogliono comparire perché di lavorare hanno bisogno. Ma anche di essere pagati per poter pagare gli operai, che oggi manifesteranno in Lombardia, sulla statale 36, una di quelle che hanno contribuito a rimettere in sesto.

CI METTE la faccia Achille Marino, che con la sua C.F.Strade lavora da 42 anni con l’Anas, il gestore della rete stradale e autostradale italiana. La sua società ha sede a Giugliano, nel cuore di quella Campania che combatte con le discariche abusive e con l’usura. «Ci siamo dovuti rivolgere… mi spiego? Non alle banche. La banca oggi non ci dà niente, ci butta fuori» dice Marino. L’Anas queste ditte, quella di Giugliano e altre lombarde, non le sta pagando.

«DICONO che non hanno soldi. Hanno pagato solo alcune ditte, le più grandi. Ma noi siamo piccoli e proprio per questo rischiamo di chiudere. Ci sono sempre stati problemi, ma mai come quest’anno» si sfoga l’imprenditore che ha effettuato lavori su diverse statali lombarde: la 233 (la Varesina), la 36 (la Monza-Cinisello), e poi la 342, la 344, la 349… Lavori terminati nel mese di febbraio, ma i soldi per pagarli non ci sono. Una tragedia, per gli operai. «Alcuni non riescono nemmeno a fare la spesa per mangiare — continua Marino —. Anche il comune di Bari ci deve dei soldi, e per non sforare il patto di stabilità non ci paga. Sono solo duecentomila euro, ma per noi sono tanti, e rischiamo di fallire. Ora ad esempio siamo fermi da tre mesi senza poter partecipare a gare d’appalto, perché per partecipare bisogna essere in regola con i contributi. Ma noi i contributi ai dipendenti non li stiamo pagando e non li possiamo pagare. Perché se gli enti non ci pagano, come facciamo?».

SEGNALETICA e manutenzione. Ditte che mantengono a posto le strade della bella Italia. L’Italia che per valorizzare il turismo deve avere la viabilità in ordine. «Al Nord» dice il titolare di una ditta subappaltatrice, «non ci sono problemi. Noi lavoriamo soprattutto con il compartimento di Milano. Ma l’ok al pagamento deve arrivare dalla direzione generale a Roma». E lì, come spesso accusa la Lega, tutto si arena…