DAGLI ULTIMI ai primi tra i primi. Giornata intensa e significativa, quella milanese per il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Al mattino, la passeggiata all’inferno, nel famigerato Sesto raggio di San Vittore. Dalle condizioni disumane del carcere alle antiche e lussuose sale di Palazzo Clerici. Nel pomeriggio, e poi in un’esclusiva cena, Napolitano e la moglie Clio incontrano le autorità e i big della finanza e dell’imprenditoria milanese. È una giornata particolare per il presidente, l’ultima milanese in veste istituzionale. A due passi dal tempio scaligero, dove ha ascoltato Mozart e Wagner, Napolitano si concede, più che una lezione politica, un bilancio in chiaroscuro della storia d’Italia e d’Europa che viaggia insieme alla sua vita. Ricordi di partito anche, come nel dopoguerra quel doppio ‘no’ del Pci, «all’alleanza con gli Stati Uniti d’America e all’integrazione europea»…

MOLTISSIMO è cambiato da allora, anche per Giorgio Napolitano, che in questi sette anni ha dovuto rappresentare e coniugare molte anime della bella Italia. Proprio come in questa giornata particolare, in cui ha portato le parole e la carezza del presidente ai disperati, prima di ricevere l’omaggio degli eredi della borghesia liberale milanese, quella che nel 1934 fondò l’Istituto per gli studi di politica internazionale.
Un presidente tanto più importante perché circondato da tanto affetto, ricorda il presidente Ispi nel presentarlo. E a tutti Napolitano ha regalato il concetto di orgoglio. Ricordando, sia a chi sta dietro le sbarre sia a chi governa i destini della Nazione, che l’Occidente deve essere «luogo della democrazia e dei diritti umani».
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