Ci voleva la magistratura per rimettere le ali a una Lega in cerca di slancio per le imminenti elezioni europee. Già, perché, nonostante le esplicite frasi degli inquirenti sui presunti terroristi arrestati — «nessun legame con la Lega Nord» —, i vertici del Carroccio cavalcano la vicenda, che riporta d’attualità quel partito di lotta che sembrava ormai sepolto negli album dei ricordi, insieme al cappio sventolato in Parlamento.
Una macchina agricola trasformata in arma da guerra, propositi bellicosi che nascono in osteria. Pane, salame e secessione. Il Carroccio style delle origini torna ed è subito martire sull’altare dell’autonomia. Le manette per gli utopisti che sognano di marciare su San Marco arrivano in un momento cruciale. All’indomani del discusso referendum sull’indipendenza del Veneto, che il governatore Luca Zaia sponsorizza con nonchalance senza esporsi troppo. E se la consultazione popolare sul mito sempre vivo, ma sempre più confinato nell’immaginario del Carroccio — la secessione —, poteva restare una parentesi verde fra le parole «Va Pensiero», ecco che in Lombardia il presidente della Regione, Roberto Maroni, annuncia un referendum analogo entro fine anno, con l’appoggio degli alleati di centrodestra al governo con lui.
Che in Veneto la base leghista dura e pura, ancor più dopo la batosta elettorale delle ultime elezioni, fosse pronta a prendere le armi, magari in senso figurato (o magari no) era noto. Lo raccontavano con una sorta di sconcerto gli stessi militanti padani, diventati più istituzionali e mediatori. Lo stesso Maroni negli ultimi anni, anche da segretario del movimento, aveva dovuto muoversi sul filo di un affilato rasoio: gestire le lotte interne, ma non solo. Il suo progetto politico tenta di tenere insieme l’antica militanza nata alla luce del «Sole delle Alpi» e un futuro che per consentire alla Lega di sopravvivere non può che guardare a progetti di liste civiche e a un indipendentismo più europeo e meno padano. Con l’appoggio del sindaco di Verona, Flavio Tosi, che per gli irriducibili sostenitori dell’indipendenza del Nord è nella migliore delle definizioni, il «traditore». Ma oggi tutti possono riunirsi in nome di questa «ingiustizia che incarcera chi crede in un sogno e libera invece i delinquenti con lo svuotacarceri…», continua a ripetere Matteo Salvini. E crescere nei consensi.