«CONFESSO, discendo da una famiglia di “verzeratt“…». Chi si aspettava ammissioni di colpa da parte di Felice Besostri, il consigliere dimissionario dal cda di Sogemi, non può che restare deluso. Anche perché, come aveva già scritto, l’avvocato aveva subito chiesto durante la prima assemblea del consiglio di essere escluso da discussioni e votazioni riguardanti alcune società che lavorano all’Ortomercato in cui alcuni suoi familiari hanno partecipazioni.
Besostri, troppa onestà?
«Guardi, io non ho mai negato le origini della mia famiglia. Mio padre si era trasferito in piazza Grandi perché, dovendosi alzare alle 3 del mattino, dormiva cinque minuti di più. Io sono stata la pecora nera della famiglia che non andava ai mercati generali. Ma proprio per questo potevo aggiungere una memoria storica alla mia competenza di avvocato esperto di società partecipate. E comunque, anche se il cda di Sogemi non ha nessuna competenza specifica sulla vita quotidiana degli operatori, io appena insediato ho fatto mettere a verbale che non volevo neanche essere informato delle pratiche relazionate».
Si è sentito attaccato anche da Carmela Rozza del Pd?
«Lei non ha mai chiesto le mie dimissioni. Però io le avevo telefonato, dopo le prime dichiarazioni dell’opposizione, chiedendole di vederci per spiegare. Lei mi ha detto “Va bene, ci sentiamo“, e poi invece mi sono trovato le dichiarazioni sui giornali».
Nelle sue dimissioni lei parla di situazione incancrenita per l’Ortomercato.
«Certo, già dalla gestione Formentini, poi dalle due gestioni Albertini e una della Moratti. Per anni non hanno rinnovato la Commissione di mercato, l’unica in grado di far decadere chi non paga. Così proprio i peggiori non potevano essere oggetto di sanzioni».
Lei infatti scrive di essersi dimesso «per non dare alibi a chi ha lasciato incancrenire la situazione rinviando le decisioni sulla ristrutturazione/ricollocazione dei Mercati».
«Infatti. Ma il vero problema è che le aree attuali fanno gola dal punto di vista immobiliare, e questo distorce la visione. E comunque per lo spostamento ci sono molti problemi. Spostarlo a Rho-Pero non ha senso perché il 90 per cento delle merci arriva da direzione Sud. Significa intasare le tangenziali di camion, e poi le strade nell’ora di massimo addensamento (otto del mattino) visto che gli acquirenti principali sono i negozi della città. L’ipotesi Porto di Mare vede già il progetto Cittadella della Giustizia, quindi o l’uno o l’altro. E poi l’area è piccola. Allargarla significa entrare nel grave problema di Santa Giulia e delle bonifiche. E non dimentichiamo che la Fiera di Milano e i Mercati sono le realtà produttive più importanti di Milano».
Il sindaco le ha risposto?
«Mi è arrivata proprio ora la lettera in cui mi esprime “apprezzamento per il senso di responsabilità dimostrato nell’aver anteposto a ogni altra ragione l’interesse dell’Amministrazione comunale”».