SI DIMETTONO persino i Papi, ma in politica lasciare l’incarico motu proprio è ancora una bestemmia. Prendete il caso di Enrico Morando, “vice” di Padoan all’Economia, che l’altro giorno ha annunciato, urbi et orbi, la volontà del governo di ridurre l’Irpef già nel 2017: le sue affermazioni hanno piacevolmente sorpreso un po’ tutti anche se qualcuno ha dato un sapore vagamente pre-elettorale all’intenzione di Renzi. Trascorrono appena 24 ore e il governo, dopo l’immediata frenata dall’Unione Europea, è stato costretto a fare dietro-front: se ne riparlerà solo nel 2018. È stata la stessa Presidenza del Consiglio, con la dichiarazione del sottosegretario Tommaso Nannicini, a lanciare l’altolà: meglio non illudersi. Considerando che la smentita è arrivata da un suo “vice”, a zittire Morando è stato, in pratica, lo stesso Renzi. Che ieri ha ritenuto «prematuro dire quale sarà il prossimo provvedimento del governo» sul tema. Ci saremmo aspettati, a questo punto, da parte del viceministro, il gesto delle dimissioni, magari poi respinte da Palazzo Chigi. Invece niente, nessun segnale dal ministero dell’Economia. Avevamo scherzato. Peccato che, anche se solo per lo spazio di un mattino o poco più, molti italiani si fossero illusi sul tanto atteso allentamento del giogo che li soffoca. Di questi tempi, con la crisi che continua ad aggredire le famiglie e con le tasse che non ti danno tregua, l’Irpef più leggera avrebbe fatto comodo a tutti. Da Morando, invece, silenzio assoluto, neppure le scuse per l’improvvido annuncio: parole, le sue, che si sono librate leggere nell’aria per poi precipitare come tante slide già dimenticate. [email protected]