IL TERMINE bru-bru venne coniato, oltre 60 anni fa, da Leo Longanesi che spiegò così la parola da lui lanciata: il bru-bru è più sveglio, più attivo di qualsiasi cittadino borghese, parla il dialetto dello Stato, riesce a ridurre le tasse e a brigare a Roma e sa come allontanare tanti pericoli: è carico d’astuzia, assetato di benessere; è il pioniere che cerca l’oro nei libretti di assegni dei borghesi. Se già negli anni Cinquanta, l’Italia era piena di bru-bru, mi chiedo quanti siano oggi in libera circolazione. Quanti sono i bru-bru che stanno dissanguando le nostre banche? O coloro che a parole dicono una cosa e nei fatti un’altra, come ci insegna la vicenda dei grillini di Quarto? E quelli che continuano ad inondarci di previsioni ottimistiche sulla ripresa mentre la Borsa sta perdendo a getto continuo? Sì, Longanesi aveva proprio visto giusto: Lui, da leghista in nuce quando la Lega ancora non c’era, sosteneva che i bru-bru provenivano dal Sud, ma adesso non metterei un limite geografico perché i nipotini degli arrampicatori-furbetti di Leo non provengono da una parte d’Italia. Esistono dappertutto. [email protected]