Ci sono draghi e draghi. Da bambini, li immaginiamo cattivi, veri e propri orchi pronti a popolare gli incubi notturni. Ma ci sono anche draghi buoni come quello che abita al piano nobile dell’Eurotower. È possibile che, in questi anni di permanenza in Germania, si sia un po’ indurito, ma è chiaro che il romano Mario Draghi ce la sta mettendo tutta per salvare l’Europa da un brutto sogno. E la clamorosa mossa che il presidente della Bce ha varato giovedì sembra davvero l’ultima carta da giocare per cercare di rimettere in sesto una partita parecchio compromessa. Mi ha ricordato le prodezze di un calciatore italo-argentino del Napoli di tanti anni fa, Juan Carlos Tacchi, che, a tempo scaduto, segnava il gol decisivo direttamente dalla bandierina del calcio d’angolo.

E, in effetti, le ultime misure varate da Francoforte appaiono dettate proprio dalla disperazione prima che la nave bancaria affondi definitivamente. Da una parte Draghi ha, infatti,  innalzato il livello dei titoli acquistati dall’istituto europeo, dall’altra, ha messo addirittura le banche nella condizione di essere “remunerate”  per avere reinvestito i prestiti loro concessi a sostegno dell’economia reale. Fortunatamente le Borse internazionali, dopo qualche iniziale contraccolpo negativo, venerdì hanno accolto bene il pacchetto di SuperMario: la speranza è che sia stata scelta la strada giusta per dare ossigeno alle sfiatate economie europee. Ma, al di là dei risultati, è evidente che quanto dichiarato, negli ultimi dodici mesi, dal governo italiano sulla ripresa ormai in atto,  era impregnato da un eccessivo ottimismo: si trattava solo di speranze fragili che, per ora, sono restate tali. Se penso ai tempi in cui tutti imprecavamo sulle conseguenze negative dell’inflazione a due cifre (con la manna artificiale della svalutazione della liretta), mi sembra proprio di sognare quando assisto al film di questi giorni con l’effetto-boomerang dei prezzi sotto zero.

Nessun economista degli anni caldi avrebbe mai immaginato che, un giorno, ci saremmo trovati in una situazione diametralmente opposta, affogati in una deflazione strisciante. Se le misure varate dalla Bce dovrebbero, infatti, avere effetti positivi sulla ripartenza dei prestiti alle imprese, così come sui mutui per comprare casa, mi chiedo cosa accadrà, invece,  ai nostri conti correnti bancari. In teoria potremmo anche arrivare al paradosso di essere costretti a pagare un interesse all’istituto di credito che ha in deposito i nostri risparmi. Una simile eventualità non dovrebbe succedere perché ci sarebbe, allora, una vera e propria fuga dagli sportelli, resta, però, il fatto che venerdì “Il Giorno” ha interpellato diverse banche milanesi per sapere come si comporteranno coi loro correntisti, alla luce delle nuove misure varate dalla Bce, e tutte hanno preso tempo prima di darci una risposta ufficiale. Con questi chiari di luna, non si sa mai…

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