MISTER EXPO è spesso l’uomo delle sorprese: l’anno scorso Giuseppe Sala era partito in salita nella kermesse di Rho-Pero, ma poi i risultati gli hanno dato ragione (in attesa, comunque, dei conti definitivi che chiariscano il bilancio della manifestazione). Potrebbe fare il bis anche nelle elezioni a sindaco di Milano, ma in senso inverso: se un mese fa l’ex commissario sembrava solo al comando, tanto appariva vicino alla meta e tanto debole e divisa era la concorrenza, oggi nulla è più così scontato. Da una parte, infatti, l’ultrasinistra non è disposta a dare il voto all’uomo scelto da Renzi, dall’altra, invece, attorno al nome di Stefano Parisi si sta coagulando un ampio fronte che va da Matteo Salvini a Maurizio Lupi con un poker di capigruppo (Mariastella Gelmini e lo stesso segretario leghista in primis) di forte impatto. I sondaggi parlano chiaro: tra centrodestra e centrosinistra la forbice si è ridotta a 4-8 punti e potrebbe assottigliarsi ancora di più.

SE LA SINISTRA radicale e dissidente è pronta a lanciare nella mischia un giornalista come Curzio Maltese, resta, poi, ancora l’enigma su cosa farà davvero il vicesindaco uscente Francesca Balzani. Insomma, la situazione è tornata a essere fluida e si prospetta la possibilità di un miracolo a Milano considerando, appunto, che in gennaio i giochi apparivano davvero fatti. Con questi chiari di luna, finirebbe per diventare interessante anche il ruolo di Corrado Passera che sì è sempre considerato l’ago della bilancia nella corsa a sindaco. In effetti, il suo attuale 3-5 per cento di consensi potrebbe essere decisivo per la vittoria di Parisi se decidesse di far confluire i suoi voti nello schieramento dei moderati. Ma, almeno per ora, l’ex McKinsey boy non ha alcuna intenzione di ritirarsi: si vedrà al ballottaggio.

UNA SCELTA coraggiosa, quella di Passera, e, ad ogni modo, positiva perché è l’unico a presentare una proposta per Milano senza vincoli di appartenenza e, almeno sulla carta, libera dalle logiche delle segreterie dei partiti. Mancano più di tre mesi al voto e, probabilmente, potranno esserci nuovi colpi di scena con qualche “foratura” a sorpresa prima di tagliare il traguardo. Già ora, però, è legittimo sostenere che la città della Madonnina si sta nuovamente dimostrando un laboratorio politico d’Italia, al contrario di Roma dove, tra i tanti problemi sul tappeto, il centrodestra non riesce neppure a mettersi d’accordo sul nome del candidato Guido Bertolaso, che non ha certo brillato nei suoi primi interventi. Anche nel capoluogo lombardo c’erano state, all’inizio, molte incertezze, ma oggi la situazione sembra sbloccata. Non è un caso che, nel nome di Parisi, si siano ritrovati nella stessa cordata gli alfaniani di Lupi che, a livello nazionale, appoggiano l’altro Matteo, e i leghisti di Salvini. Ne vedremo delle belle e da domani Milano comincerà a tastare il reale valore dei candidati. [email protected]