ASSISTERE al “Meazza” al derby della Madonnina seduto alle spalle di Silvio Berlusconi e di Matteo Salvini è stato particolarmente utile, perché ho visto dal vivo come il matrimonio di convenienza tra Forza Italia e Lega sia costruito su equilibri assai fragili.  Il motivo è semplice: i due personaggi, come caratteri, sono agli antipodi. Entrambi sono tifosissimi del Milan, ma, domenica sera, sembrava quasi che il presidente della società rossonera fosse Matteo, tanto era scatenato nel gesticolare e nel manifestare il proprio tifo a favore della squadra di Mihajlovic. Silvio, solitamente così teatrale e poco flemmatico, sembrava quasi, accanto al segretario del Carroccio, un lord rigorosamente britannico. L’ex Cavaliere non si è mai alzato dalla poltroncina mentre Salvini, spesso e volentieri in piedi, si esibiva in modo non propriamente anglosassone. Ho capito, così, che Milano è nel pallone per tanti motivi, dal dopo-derby al desiderio dei tifosi meneghini di rilanciare San Siro come la Scala del calcio. Ma, purtroppo, anche sul fronte elettorale: se la sinistra si azzuffa in vista delle primarie, Berlusconi e Salvini non riescono ad esprimere ancora un candidato unico del centrodestra, perché troppe sono le differenze tra di loro. Per il momento, in comune sembrano avere solo due cose: l’odio nei confronti del governo Renzi e l’amore per il Milan. La fede rossonera riuscirà, un giorno, a metterli d’accordo?
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