COSA SI FA per un posto da sindaco a Palazzo Marino… Giorno dopo giorno, le grandi manovre elettorali si intensificano: è il caso del voto dei cinesi di Milano. Finora sembrava che la comunità naturalizzata meneghina fosse tutta schierata con il candidato del centro-sinistra Giuseppe Sala. E, in effetti, l’ormai ex Mister Expo in febbraio avrebbe vinto alla grande le primarie del Partito Democratico proprio grazie al voto “giallo” .
Ma adesso è ancora così? Sappiamo che gli ultimi sondaggi ci dicono che tra i due concorrenti in pole position la situazione è incertissima. Ergo, è cominciata la caccia, costi quel che costi. all’ultimo voto anche se si chiama Chang. Proprio ieri Stefano Parisi – dopo una colazione veloce con alcuni simpatizzanti in un angolo appartato della Società del Giardino, il salotto buono dell’alta borghesia milanese -, è stato, così, segnalato in via Sarpi e dintorni per aprire pure gli occhi a mandorla. Perché, in questo momento, ogni lasciata è persa considerando che l’ex commissario della grande kermesse non se la sta passando troppo bene per via di un “730”, il suo, giudicato lacunoso.
Bravo Parisi, dunque, ma l’idea migliore l’ha avuta il suo principale sponsor: Berlusconi. Mossa quasi geniale, quella di Arcore: mentre Salvini è volato negli States per stringere la mano a Donald Trump, Silvio se n’è stato a casa per aprire le porte del suo Milan agli azionisti cinesi. In questo modo, scacco matto del Cavaliere, potrà mettere finalmente a posto i dissestati conti della società rossonera ma, al tempo stesso, acquisterà proseliti asiatici per il suo candidato-sindaco. Come dire: tra yuan e voti, doppiamente benvenuta Pechino sotto la Madonnina.

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