NON CE LA POSSIAMO proprio fare. Non è bastata la vicenda dell’Opera di Roma, con il maestro Muti che se ne va sbattendo la porta, con i licenziamenti di coristi ed orchestrali in un melodramma infinito, per fare aprire gli occhi ai diretti interessati. Adesso ci si mette, infatti, pure la Scala di Milano. È in bilico la “Turandot” in programma a Milano il 1° maggio del 2015, festa dei lavoratori: proprio per questo gli addetti scaligeri vogliono incrociare le braccia e godersi la giornata primaverile altrove. Oggi è previsto un incontro per convincere, con un pugno di incentivi in più, i nostri musicanti a scendere in campo: speriamo bene. Non mi sorprendo, comunque, più di tanto se la lezione romana non è servita a nulla, perché non c’è niente di nuovo sotto il cielo ambrosiano. Tutto scontato, dunque, tranne un piccolo particolare: la data del 1° maggio 2015 è stata scelta perché coincide esattamente con l’ora X, l’inaugurazione dell’Expo. Quale migliore occasione per offrire, subito, ai tanti visitatori il meglio di Milano che è, appunto, la Scala? Ottimi propositi che, però, non fanno i conti con la realtà dei fatti: il corporativismo e la difesa ad oltranza di certi privilegi e di cattive abitudini con l’avallo dei sindacati di settore. Per superare l’«impasse», qualcuno ha proposto di anticipare il concerto d’inaugurazione. Cosa cambia, è stato detto, se la “Turandot” andrà in scena il 30 aprile anziché il 1° maggio? Niente, tranne che, ancora una volta, il Belpaese apparirebbe dominato da piccoli interessi particolari a scapito di tutto il resto. La musica, in fondo, è sempre la stessa. Non è, davvero, servita a nulla la lezione di Muti? [email protected]