A VEDERE le immagini del vertice di Firenze dei giorni scorsi, Angela Merkel sembra una maestrina teutonica pronta a mettere a dura prova lo studentello Renzi. Non è la prima volta che prendiamo lezione di tedesco. Ogni volta che la cancelliera di ferro parla dell’Europa, noi italiani ci sentiamo osservati speciali: siamo costretti ad inseguire, nel gruppetto di coda, con la Grecia che, proprio oggi, è costretta ad affrontare gli esami di riparazione. Continuiamo a piangerci addosso, una sorta di sport nazionale, sempre pronti a fare di ogni erba un fascio, ma, nella vita e in economia, niente è tutto bianco e niente è tutto nero e noi giornalisti dobbiamo cercare di portare alla luce quel bianco e quel nero che sfuggono ad analisi sommarie. L’altro giorno leggevo, ad esempio, un’interessante ricerca condotta dalla Fondazione Edison e da Confindustria Bergamo. Dallo studio emergeva che, a livello europeo, sono soprattutto le province italiane e quelle tedesche, ventitré in tutto, che presentano un valore aggiunto industriale superiore ai 3 miliardi.

PIÙ IN DETTAGLIO, tredici sono tedesche, nove italiane e una sola polacca. Tra gli altri Paesi, Francia, Gran Bretagna, Spagna e Olanda non piazzano una sola provincia in questa speciale classifica. Non solo: Brescia e Bergamo si collocano ai primi due posti della graduatoria europea e precedono Wolfsburg, la città della Volkswagen. In particolare la “leonessa d’Italia” fa, in tutti i sensi, la parte del leone perché è l’unica città europea dell’industria che supera quota 10 miliardi. Più in generale, la Lombardia domina la scena, con ben cinque province superspecializzate nell’industria: oltre alle prime due (Bergamo supera i 9 miliardi), troviamo Monza-Brianza (7,4 miliardi), Varese (6,7) e Mantova (3,8).

INSOMMA, SIAMO davvero al top: per quali motivi, allora, continuiamo ad essere penalizzati a livello europeo e non solo? Il prossimo Presidente della Repubblica, chiunque sia, non dovrà prendersi cura unicamente del Sud, la cenerentola del Vecchio Continente, ma concentrare l’attenzione anche sulla Lombardia, la locomotiva d’Italia e d’Europa. Sono ancora convinto che potremmo riuscire a diventare finalmente un partner di serie A, ma ad una sola condizione: facendo in modo che la parte del Paese che funziona continui a marciare, magari saltando subito sul treno della ripresa che dovrebbe prendere velocità proprio nel 2015. Così, non dovremmo più sopportare la lezione di tedesco di frau Angela che continua ad imperversare. Qualcuno dovrebbe anche spiegare alla signora di Berlino che non siamo primi in Europa solo per i monumenti, abbiamo anche aziende che marciano a tutto gas.
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