NON È FACILE finire in panchina dopo una vita professionale da super-titolare. Se il classico passo indietro riguarda poi un campione dello sport, fino a ieri osannato da tutti, come il capitano della Roma, Francesco Totti, il ritiro può risultare ancora più difficile anche se è impossibile combattere contro l’inevitabile declino fisico di un atleta. Ecco perché ho subito solidarizzato con l’attaccante romanista che è stato messo fuori squadra dall’allenatore Spalletti, speranzoso di vederlo partire, magari, per lontani lidi cinesi.

ASPETTANDO Beckham: è molto comprensibile il fatto che un asso del pallone cerchi fino all’ultimo di restare in campo. È successo all’asso inglese, sta accadendo adesso a Totti. È vero che tutti dovrebbero sentire quando è il momento giusto per uscire di scena con dignità. Soprattutto, poi, quando si tratta di un calciatore che ha mietuto tanti successi, ha messo da parte tanti soldi e ha pure sposato una donna bellissima come si è constatato anche l’altra sera in tribuna all’Olimpico.

MA NON siamo tutti uguali e una bandiera come il numero dieci giallorosso merita sempre l’onore delle armi. In particolare da parte del sottoscritto che ha sempre fatto il tifo per il giocatore pur non essendo un sostenitore della Roma. La ragione? Semplice: se lui era super, nell’area di rigore, a fare il cucchiaio, io mi ritengo altrettanto bravo, a tavola, nell’uso del coltello, della forchetta e naturalmente del cucchiaio. Ognuno usa i mezzi che può.

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