In attesa di una parola definitiva del sindaco Pisapia, del governatore lombardo Maroni e del commissario Sala, la fucina delle idee del dopo-Expo ha cominciato a funzionare. Due settimane fa, timidamente, il “Giorno” ha proposto il varo di un grande pensatoio, “think-tank” se vogliamo parlare sofisticato, con un doppio obiettivo: inventarsi cosa fare del sito di Rho-Pero dopo la chiusura del 31 ottobre e, soprattutto, lavorare per tenere viva quella vitalità, quella voglia di stare in vetrina, che ha fatto di Milano, per sei mesi, un faro internazionale, come e più della Lanterna di Genova.
Dalla salvezza del Padiglione zero firmato da Davide Rampello alla Città del Suono immaginata dal finanziere Francesco Micheli, da un grande museo della lirica, molto più che un dopo-Scala, proposto dal sovrintendente Pereira alla cittadella dell’“hi-tech” sognata da Claudio De Albertis fino al “portale del mondo” invocato dal manager Stefano Rolando. Tanti spunti per incanalare le migliori energie e le eccellenze della metropoli in un progetto coordinato e concreto, un caleidoscopio di idee sulla capitale lombarda che è finora riuscita a cavalcare la ripresa con più vigore rispetto al resto d’Italia.

Come ha rilevato il presidente del Collegio universitario, Salvatore Carrubba, la crociata del nostro giornale è stata un sorta di “chiamata alle armi della città”. L’importante è, però, non fermarsi ai proclami o agli slogan ad effetto, ma andare oltre: agire in tempi rapidi e con progetti coordinati. Non è un caso che gli intervistati abbiano insistito su due concetti: la necessità di un vero gioco di squadra tra le diverse istituzioni (Comune e Regione in primis), sfruttando a 360 gradi tutte le eccellenze, e muoversi sull’onda dell’entusiasmo prima che Milano torni ad adagiarsi nella solita “routine”.

«Ora servono idee chiare», ha ammonito l’assessore regionale Fabrizio Sala. E senza una cabina di regia unica, come ha spiegato il rettore del Politecnico, Giovanni Azzone, si finisce per continuare a procedere come in passato: una città con tanti primati – dalla moda alla finanza, dalla cultura alle infrastrutture e al design – ma anche con tante realtà che si muovono ognuna per proprio conto. La Madonnina è ad un bivio tra passato e futuro o, meglio ancora, tra il ritorno all’ordinaria amministrazione, finita la festa, e la possibilità concreta di restare in onda sull’abbrivio dell’Expo.
Non possiamo più perdere tempo perché, mentre ci stiamo baloccando tra proposte e controproposte, le altre realtà in movimento hanno già innestato la quinta marcia. Un esempio: Astana – capitale del Kazakistan, metropoli futuristica degli anni Duemila – che ospiterà l’Expo del 2017, è pronta a diventare la calamita degli investimenti dei cinque continenti. Sedersi sugli allori sarebbe, insomma, un “boomerang” micidiale per i meneghini. Da oggi dobbiamo pensare concretamente alla nuova Milano. Per tutti noi è davvero cominciato un nuovo conto alla rovescia.
[email protected]