OGGI COMPIREBBE diciotto anni. Si chiamava Yara Gambirasio. Come sarebbe, oggi, se il suo breve, troppo breve viaggio nella vita non fosse stato troncato una sera maledetta di novembre, cinque anni fa? Coltiverebbe i suoi desideri e qualcuno, forse, sarebbe già sul punto di realizzarsi. Aveva consegnato tutto il suo mondo a un diario. «Mi presento – scriveva con una scrittura larga, ancora infantile -. Ciao a tutti. Mi chiamo Yara Gambirasio e frequento la terza media alla scuola Maria Regina di Bergamo. Ho tredici anni e sono una ragazza snella con occhi castani e capelli abbastanza lunghi, mossi e castani. Adoro vestirmi alla moda anche se i miei vestiti non lo sono. Il mio sport preferito è la ginnastica ritmica e la pratico da quando avevo 4 anni». Svela interessi e predilezioni. Johnny Depp è l’attore preferito. “Step Up 3d” il film del cuore. Gattini, cani, conigli sono gli animali prediletti. E poi il Milan, il computer, i viaggi. Tutto racchiuso nella piccola valigia dei sogni. Uno su tutti: «Il mio sogno è quello di avere una schiena molto sciolta per diventare una bravissima ginnasta». Infranti i sogni. Strappato il sorriso. Vita negata.

AUGURI, YARA. In questi anni, senza averti conosciuta, sei diventata un po’ nostra figlia. Anzi, un solo grande augurio: che arrivi la giustizia che ti è dovuta, piena e completa. E con la giustizia la verità che attendi e che noi attendiamo con te. Da tanto tempo. [email protected]