Gratis, o a gratis come dicono in alcune parti d’Italia, non si rifiuta nulla. Figuriamoci poi, nell’epoca del bulimico possesso, se si tratta di un disco, termine ormai desueto per definire quello che un tempo veniva chiamato un album. Ma la musica non puoi fartela piacere per forza. Anche se è gratis. Così, alzo la mano per primo ma non per un’inutile operazione di snobismo, mi chiedo quanti non abbiano gradito l’ultimo lavoro degli U2 che come d’incanto si sono ritrovati nel loro iPhone o iPad? Un’operazione di marketing come se bastasse il marketing per veicolare ciò che non si riesce a veicolare: empatia, pelle d’oca e cambi improvvisi d’epidermide, emozione, commozione e si potrebbe proseguire a oltranza. Tutte sensazioni che solo un disco, continuiamo pure a chiamarlo così, riesce a regalare. Anche nell’epoca della sua immaterialità come quella che stiamo vivendo. Un’immaterialità che può essere anche glaciale, con tutto il rispetto per gli U2 e la loro trentennale carriera. Facciamo un altro esempio che arriva sempre dall’epoca dell’immaterialità. Thom Yorke che si trova sempre più a suo agio in questo mondo ipertecnologico e al quale in qualche maniera aveva dato il suo assenso, con i Radiohead, ai tempi di “Ok computer”, ha fatto un album (sembrano sempre fuori dallo spazio e dal tempo ormai questi vocaboli) e l’ha distribuito (il verbo è funzionale al passaggio successivo), dribblando le case discografiche e negozi, scegliendo come unica via il mondo del Bit Torrent. Che, detto per inciso, da anni viene considerato l’Eldorado cui attingere (spesso) gratuitamente per scaricare musica e film attraverso il file sharing. Ha scelto però un servizio a pagamento di Bit Torrent, stabilendo un rapporto tutt’altro che virtuale tra l’artista e i suoi fans. E allora la domanda centrale: meglio gratis o a pagamento? Detto così potrebbero esserci dubbi. Detto in un’altra maniera questa – meglio l’imposizione o la scelta? – i dubbi non dovrebbero sussistere. Così, a prescindere dalla gratuità dell’operazione U2, l’imposizione di ritrovarsi un disco sul proprio telefonino senza averlo scelto, suona (per usare un verbo adeguato) assai male. Dal punto di vista musicale poi, non ci sono paragoni. Contro il fascino ieratico di Thom Yorke, anche se dovesse cantare sempre la stessa canzone, non può nulla il fascino (un po’ troppo) buonista di Bono. Non c’è partita.