VEDI I VIDEO “Ora ti paragono a una giornata d’estate” , Il sonetto XVIII detto da David Tennant ,  … da Peter O’Toole in “Venus” di Roger Michell (2006) , … da una piccola attrice di otto anni , …e cantato da David Gilmour

Firenze, 23 aprile 2015 – Ricordando il grande William Shakespeare, nato e morto a Stratford-upon-Avon rispettivamente il  23 aprile 1564 (la data però non è documentata, mentre lo è quella del battesimo, officiato e registrato il 26) e il 23 aprile 1616.

Ora ti paragono a una giornata d’estate

Ora ti paragono a una giornata d’estate. 
No, tu sei più amabile e delicato:
Venti selvaggi scuotono le gemme della primavera,
E troppo poco dura il corso dell’estate:

Spesso rovente splende l’occhio del cielo
E talvolta il suo volto dorato si rabbuia,
Come la bellezza che da un bel volto sfuma,
Per un gioco del caso o per destino avverso.

Ma la tua eterna estate non dovrà sfiorire,
Né mai si piegherà la tua bellezza al tempo,
Né la morte potrà vantarsi di te che vaghi, tra le ombre.

Al tempo opponi un’armonia perenne
Finché qualcuno respira o gli occhi sanno di vedere,
Anche questi versi vivranno e ti daranno vita.

(traduzione di Silvano Agosti)

Shall I compare thee to a summer’s day

Shall I compare thee to a summer’s day?
Thou art more lovely and more temperate
Rough winds do shake the darling buds of May,
And summer’s lease hath all too short a date.

Sometime too hot the eye of heaven shines,
And often is his gold complexion dimmed;
And every fair from fair sometime declines,
By chance, or nature’s changing course, untrimmed;

But thy eternal summer shall not fade,
Nor lose possession of that fair thou ow’st,
Nor shall death brag thou wand’rest in his shade,
When in eternal lines to Time thou grow’st.

So long as men can breathe, or eyes can see,
So long lives this, and this gives life to thee.

William Shakespeare 

(da Sonetti, XVIII)

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