Firenze, 2 giugno 2013 – E’ Firenze, Via dei Georgofili, vent’anni. ‘Sia detto’ di Mario Luzi il post più visto e commentato delle Notizie di poesia di maggio. Medaglia d’argento a Il ‘Padre nostro’ di Pasolini; bronzo, con un risultato in realtà non molto distante dalla seconda posizione pasoliniana, a Compleanno Erri De Luca (Napoli, 20 maggio 1950). ‘Due’. Così il vostro insindacabile responso che premia, mi pare, tre testi poetici in cui – in maniera certamente diversa e secondo modalità tra loro molto diversificate – l’elemento civile e i connessi motivi dell’appartenenza societaria sono forti.

Uno dei più costanti commentatori ha elogiato del resto il blog proprio cogliendolo nella sua configurazione-accezione di comunitario campo di discussione e di confronto in questa chiave, e gli esiti di fine mese sembrano dargli ragione, mostrando privilegato nelle preferenze espresse proprio questo aspetto delle nostre Notizie. Ed è in questa prospettiva che sembra giusto segnalare anche il buon piazzamento del post ‘impegnato’ Pasqua dei lavoratori. 1° Maggio con Pietro Gori (e con Giuseppe Verdi e Bernardo Bertolucci).

C’è però da aggiungere, per correttezza informativa, che il post luziano si è avvalso anche di una postazione di lancio privilegiata di cui né il post pasoliniano, né quello di Erri De Luca hanno potuto usufruire, e cioè la da pochissimo tempo inaugurata pagina Facebook del Premio Letterario Castelfiorentino in cui queste Notizie sono visibili. Che cosa sarebbe successo – mi chiedo e vi chiedo – se anche il post di Pasolini e il post di De Luca avessero potuto paritariamente disporre di questa possibilità solo in seguito sopraggiunta? La graduatoria sarebbe rimasta la stessa? Difficile dirlo, anche se il tema stragistico del post luziano, di grande impatto, avrebbe di certo calamiato ugualmente molte attenzioni. Qualche indicazione interessante potrà venire dalla riproposta aggiornata del post pasoliniano nella pagina odierna del Premio Castelfiorentino: calcolando il numero dei nuovi “mi piace” aggiunti e di altri eventuali commenti.

Buona rilettura del post ufficialmente vincitore, dunque, e come sempre accompagnato dalla silloge dei vostri commenti: un imprevisto testo unico a più mani, il macrocommento del mese!

Marco Marchi

Firenze, Via dei Georgofili, vent’anni. ‘Sia detto’ di Mario Luzi

VEDI IL VIDEO Maria Cassi in “Buio sangue” (con i versi di “Sia detto” letti dal poeta, da 6:25)

Firenze, 27 maggio 2013 – Da sempre la poesia di Mario Luzi ha saputo coniugare terrestre e celeste, visibile ed invisibile: versi, i suoi, che riproducono in fogge mirabili – trascoloranti dallo sconcerto e lo sgomento alla letizia, dalle interrogazioni più drammaticamente dubitanti alla certezza – una dizione incircoscritta del mondo, dell’esistente.

La poesia «nell’opera del mondo»: nella natura come nel farsi storico degli eventi. Un’unica appartenenza intima e umanamente incaricata che dà voce, nel mistero, alla volontà dell’universo a vivere e rivivere attraverso la «trasformazione», il «mutamento», e insieme all’inverarsi di un senso, a quell’adempiersi insindacabile e segreto che costituisce la sua legge profonda.

Memoria e storia vengono così ad assumere in Luzi significati di assoluto rilievo, mentre il tema civile del superamento dell’insensatezza di un «buio sangue» della violenza e della distruzione sfocia e si propaga nel più diffuso afflato verso l’universa compiutezza del cosmo.

In entrambi i casi, partecipando e ricordando, la sua poesia «tende a»: canta costantemente, pur nella rigorosa spietatezza degli accertamenti e delle condanne, su accorate tonalità di esortazione invocante, spesso di fermo ammonimento e di richiamo, ma anche su registri di nitida contemplazione, di intatta e superiore fiducia in quel «magma» che sovrintende alle vicende dell’uomo e del mondo.

Ha scritto il poeta: «Dramma e enigma: provo a isolare queste due parole. Non so se possono davvero riassumermi ma certo vi riconosco molto di me. Il sentimento creaturale con la sua suscettibilità di fronte alle pene e alle offese non è meno forte del giudizio e del senso storico dell’ingiustizia».

Una dizione sconfinata e appassionata, che di necessità porta con sé il tema civile. Ed è questa la cifra che vogliamo qui sottolineare, invitando a riconoscere in un’opera straordinaria come quella di Luzi tanti tragici eventi novecenteschi e di nuovo millennio: dalla Seconda guerra mondiale e i suoi orrori alla Guerra del Golfo poi ferocemente riaccesasi, da Praga al Vietnam, dall’assassinio Moro alle stragi – come quella fiorentina di Via dei Georgofili di cui ricorre oggi il ventennale –  che hanno funestato la recente storia italiana, alle oltranze cruente e quasi inimmaginabili del terrorismo su scala mondiale (vedi il post correlato, 11 settembre. Luzi e le torri altere).

Accadimenti con cui l’arte si incontra e si scontra, fornendo – proprio in questo suo umano non potersi sottrarre a necessità e insieme a un dono ricevuto prezioso come la parola – un’indicazione di valore etico ed educativo: una testimonianza e un pegno memoriale che valgono una continuità, un indirizzo, uno sguardo rivolto al futuro.

Il mondo è ancora insanguinato, il mondo è ancora al buio: «buio sangue». Ma «O anima del mondo / da tutto ferita, / da tutto risarcita…», risponde, perfettamente bilanciandosi tra sofferenza e ricompensa, dramma e speranza, un altro testo che Mario Luzi ci ha lasciato (Durissimo silenzio, in Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini).

Marco Marchi

Sia detto

Sia detta a te, Firenze,
questa amara devozione:
città colpita al cuore,
straziata, non uccisa;
unanime nell’ira,
siilo nella preghiera.
Vollero accecarti, essi,
della luce che promani,
illumina tu, allora,
col fulgore della collera
e col fuoco della pena
loro, i tuoi bui carnefici,
perforali nella tenebra
della loro intelligenza, scavali
nel macigno del loro nero cuore.
Sii, tra grazia e sofferenza,
grande ancora una volta,
sii splendida, dura
eppure sacrificale.
Ti soccorra la tua pietà antica,
ti sorregga una fierezza nuova.
Sii prudente, sii audace.
Pace, pace, pace.

Mario Luzi 

(da Sia detto, in L’opera poetica; la poesia fu pubblicata per la prima volta in “La Nazione”, 8 giugno 1993)

Leggi il post correlato  11 settembre. Luzi e le torri altere

I VOSTRI COMMENTI

Ermione
Aggiungo qualche considerazione perchè, senza nulla togliere a Pasolini e al suo “Padre nostro” che apprezzo moltissimo, mi sembra ingiusto che questa bellissima pagina di Luzi e su Luzi risulti al secondo posto nel blog del mese: poesia vibrante e partecipe degli eventi del suo tempo, poesia alta, morale, nel senso più ampio del termine, è quella di Luzi e vibrante e partecipe è la presentazione del curatore, profondo conoscitore del poeta.

MassimilianoBertelli
Pietà antica e fierezza nuova sono i due estremi che contengono la possibilità di salvezza non soltanto di Firenze, ma di tutte e tutti noi, eternamente sospesi, allo stesso tempo vittime e carnefici, nell’eterna lotta, celebrata in tutte le culture, fra bene e male – valori assoluti, ma allo stesso tempo – contraddittoriamente? – estremamente mutevoli nella geografia del tempo storico. Quasi invettiva dantesca rovesciata, il poeta si appella alla sua città confidando nelle sue innate qualità…

 

Virgilio
Grande Mario Luzi….. che onore essere stato seduto al suo tavolo……

stillafarota
Poesia civile quella di Luzi e non solo, in quanto intrisa – come ben sottolinea Marco Capecchi – di humanitas, così come di cristiana misericordia. Il canto si trasforma in preghiera nel momento in cui il poeta va oltre l’ira, cosicché la durezza si stempera in un sentimento di “pietà antica” e sulla tenebra vince la luce. In questo, appunto, sta la grandezza di una civiltà; in questo il suo diritto di sentirsi fiera. Sono parole di pace queste, che Luzi torna a ripetere anche a proposito dell’attentato dell’11 settembre e che qui trovano la loro più alta legittimità se si pensa che a pronunciarle è non solo il poeta ma anche il cittadino che di Firenze si sente figlio.

Ermione
L’ispirazione civile di tanta poesia di Luzi – come questa apostrofe vibrante ed accorata ad una Firenze ferita, “straziata”, ma non piegata, non “uccisa”, dalla violenza criminale e sacrilega – con la forza appassionata che ci infonde, mi fa correre il pensiero a Dante: Mario Luzi, anche lui fiorentino, può essere considerato, a giusto titolo, erede spirituale della poesia dantesca.
La morte di Moro e l’immagine del suo corpo privo di vita, per me sono legate indissolubilmente, ormai, nel ricordo, ai versi di Luzi, al suo “Acciambellato in quella sconcia stiva” in cui si riassume ogni emozione, ogni sentimento… Nello stesso modo, il tragico evento di vent’anni fa, in via dei Georgofili, ha in “Sia detto” di Mario Luzi il suo vero epitaffio

MarcoCapecchi
E’ il grido dell’umano contro la barbarie. E’ il riscatto della cultura sull’odio. E’ lo Spirito che non muore mai… nonostante le bombe. E’ la Poesia che vince sull’ignominia.

m
Questi versi, come quelli che perfettamente a proposito cita tristan51, testimoniano il profondo impegno civile di Luzi. Di più, testimoniano il personalissimo afflato di questo impegno: primariamente etico-esistenziale, creaturale, teologale (caritas…). Il dettato di Luzi, sempre teso e intonato, spesso salmodiante, non teme qui di bilanciarsi su un filo sottilissimo che lo tiene ad altezze siderali sollevato sopra gli abissi di retorica e patetismo.

PietroPaoloTarasco
“…città colpita al cuore…” scrive Luzi in questa drammatica poesia. Immagino la sofferenza di questo grande poeta e poi quella esasperata esortazione agli uomini “…Pace, pace, pace.”

tristan51
E ancora Firenze, e ancora pace in questi versi del 1997: “Ricordate? Levò alto i pensieri, / stellò forte la notte, / inastò le sue bandiere / di pace e d’amicizia / la città dagli ardenti desideri / che fu Firenze allora … / Essere stata / nel sogno di La Pira / ‘la città posta sul monte’ / forse ancora / la illumina, l’accende / del fuoco dei suoi antichi santI / e l’affligge, la rode, / nella sua dura carità il presente / di infamia, di sangue, di indifferenza” (da Siamo qui per questo).

TommasoMeozzi
Francamente non ho parole. La poesia in questo caso allevia le ferite dei sopravvissuti, ma uomini, bambini e donne morti non tornano. La possibilità di ricordare, di avere un’immagine emotiva della mattanza, forse è questo il valore della parola poetica. Sentire pietà per le vittime, disgusto per ogni atto simile a quello di Via dei Georgofili.

pepper
Fierezza d’identità e memoria; fulgore d’indignazione contro la cecità del male che acceca… Luminosi versi civili di un Luzi poeta e guida paterna per la città ferita: “Sii prudente, sii audace”

GiuliaBagnoli
Per non dimenticare. Ché “i ricordi che giacciono in noi non sono incisi sulla pietra” (Levi)

IsoladiFederigo
Solo il ricordare e il ricordarsi porta salvezza, il “sia detto” per sempre. Un testo che ha la forza di verità di un memoriale biblico, grande il poeta come la sua città, come lei nel cuore dell’universale “enigma”.

giulietta
Già: “un pegno memoriale”, perché “la memoria è uno strumento meraviglioso, ma fallace” (Levi, I sommersi e i salvati). Con un augurio di pace termina anche “11 settembre”: “Avvenga per desiderio / di pace. Di pace vera”.

DuccioMugnai
E’ davvero sorprendente osservare come la poesia lucente, sublime e religiosa di Luzi si accordi con un indignato, lancinante ma fiero grido di dolore per la sua città. A vent’anni di distanza posso solo riecheggiare l’estro poetico e civile di Luzi; o Firenze ” Sii, tra grazia e sofferenza, / grande ancora una volta”.

lacrunadellago
Le bombe, le vite spezzate, studenti di architettura come lo ero io allora…un tributo pesante, come la strage sul treno del dicembre dell’84, che Bologna e Firenze dovevano pagare quali simbolo di una Italia Migliore, lontana dai mercimoni nordici che regaleranno, nei trentanni successivi, l’intero paese alle mafie. Le opere danneggiate, quelle perse per sempre: una Natività di “Gherardo delle Notti” bruciata al capriccio dell’analfabeta mafioso, al totoriina di turno, che mai avrebbe saputo nulla in vita sua degli Uffizi, e di concetti come Bellezza, Rinascimento, Humanitas….CHI gli suggerì dove piazzare gli ordigni sarà ancora tra noi o è andato finalmente all’Inferno?

Giovannella
Un’implorazione alla città amata, testimone attonita e silenziosa di tante nefandezze, ma anche esortazione, con la fiducia nel passato e la speranza nel futuro, ad elevarsi a paladina di una nuova umanità.

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