FIrenze, 28 dicembre 2013 – Dicembre davvero fortunato per Giacomo Trinci: dopo essersi aggiudicato il prestigioso “Premio Betocchi” ecco giungere al poeta pistoiese pure questo ampio apprezzamento del nostro blog! Trinci, anche qui in compagnia del grandissimo Carlo Betocchi (il suo testo allegato al post è magnifico), stravince, e la vittoria (un’acclamazione che ha trovato riscontro, piace ricordarlo, nella Pagina Facebook del Premio Letterario Castelfiorentino) appare in ogni senso meritata, richiamando all’attenzione spesso distratta della contemporaneità una in assoluto delle sue voci poetiche più sicure e più alte. Di nuovo complimenti, bravo, bravo per davvero, a Giacomo Trinci!

Nella classifica del mese si segnalano anche, rispettivamente al secondo e al terzo posto, i post Natale con Mario Luzi e Compleanno Eluard (Saint Denis, 14 dicembre1895).’I tuoi capelli d’arance nel vuoto del mondo’ ; e subito dopo, a ruota,  L’invocazione alla Notte di PessoaTrinci, insomma, in ottima compagnia, e proiettato su scenari italiani ed internazionali di prim’ordine!

E adesso, dopo l’indice per autore dell’intera annata 2013, tutti in attesa, oltre che dell’ultimo dell’anno e dell’anno nuovo, del superpost dell’anno

Marco Marchi 

Il ‘Betocchi’ incorona Giacomo Trinci

VEDI I VIDEO “Un passo, un altro passo” di Carlo Betocchi , Giacomo Trinci legge sue poesie da “Inter nos” (da 5.00)

Firenze, 13 dicembre 2013 – Articolo pubblicato su “La Nazione” di oggi.

Storia e cultura. Il ritorno del “Betocchi”

Qualcuno ricorderà il grido d’allarme che un anno fa si alzò da queste colonne: il “Premio Betocchi” minacciato di cancellazione in un quadro culturale cittadino in cui la figura del grande poeta avrebbe dovuto semmai registrare ricordi più continuativi e riconoscimenti maggiori. Quell’articolo de “La Nazione” fece riflettere, il messaggio fu raccolto e, grazie all’intervento della Provincia, una continuità non fu spezzata.

Adesso il “Betocchi” ritorna con la sua dodicesima edizione. Ritorna con rinnovata convinzione da parte di enti e istituzioni che lo sostengono: dal Comune, che ospiterà in Palazzo Vecchio la premiazione sabato prossimo,  all’Università, dall’infaticabile Gabinetto Vieusseux all’indispensabile Cassa di Risparmio di Firenze.

Il poeta vincitore dell’edizione 2013 rende per suo conto onore al premio con l’alta qualità artistica della sua opera, pervenuta ad un libro impegnativo e del tutto felice come il recente Inter nos: il bravissimo Giacomo Trinci, pistoiese legato a Firenze dai tempi del suo debutto nell’agone letterario (la raccolta Cella, pubblicata nel 1994 da Pananti) e della militanza calamitata attorno al foglio giovanile “Pioggia Obliqua”.

La speranza è che, presieduto adesso dalla senatrice Rosa Maria Di Giorgi, il “Centro Studi e Ricerche Carlo Betocchi” possa non solo degnamente celebrare di anno anno con serenità questo importante evento, ma ampliare la gamma delle iniziative utili a tener viva la memoria di uno dei fiorentini più illustri che la storia della cultura possa vantare.

Marco Marchi

Un passo, un altro passo


Un passo, un altro passo

ivi del cielo il masso

azzurro, la vivente natura,

e l’inferma pietà
che se stessa conosce negli errori,

e la lieve follia, ivi la morte,

il rumore e il silenzio,

e il mio esistere anonimo;

e come dalla pietra sale il canto

di un colore che è muto,

un passo, un altro passo,

inciampando nel divino esistere

io giungo a riconoscermi nel sasso
che sospira all’eterno, in alto, in basso.

Carlo Betocchi

(da Un passo, un altro passo, 1967)

Da Inter nos

…il vento dell’ala dell’imbecillità.
C. Baudelaire

non gli riesce niente
a fare niente non gli è mai riuscito,
neanche l’inattivo agisce in lui,
per lui tutto è nel fare spento,
inoperoso agisce, annaspa a mezzo fare
e ride un poco, buono, non si tiene,
spisciancola di qua, di là,
sui muri adulti del dovere,
si direbbe, volendo definire
quel che non può finire,
definire per nulla,
il giorno s’alza, sbalza ogni pensiero,
da un luogo all’altro,
al margine dei fiori,
tiranneggia il possibile, lo tiene
in potenza, potentemente,
sbaglia sempre, fallisce,
ma non fallisce bene,
sempre si tiene al mezzo,
non sfinisce la tela,
a fare niente – bene non riesce,
non riesce all’inettitudine,
perchè c’è sempre quel qualcosa
che un poco c’è, disamato ma c’è,
inconcluso ma vivo,
quindi sbadiglia e ride,
come un idiota vero, come il cielo,
i gigli del campo, vero, gli uccelli,
…….

uccelli del cielo,
gli arride l’alba, il mattino,
gli cola saliva dal mento, beato,
lo guarda guardare che mangia,
lo mangia il bisogno, la cura,
non dura la fame, neppure,
lo stronca, o lei pure si sazia,
una volta, lei pure si spegne,
e lui piange, forse, si bagna,
di lacrime e piscio,
di là, mentre l’acqua ristagna…

mio rivo, poi canta, lui vivo,
ecco che torna, si prova a sorridere
agli altri, per farsi gentile –
vedere, parere d’intorno,
elegante, gentile, sparire,
poi pensa, ma non gli riesce,
pensare è assai duro, è da grandi,
poi canta da solo, rigira la strofe,
balordo, gli occhioni celesti, contado,
di campi l’odore,
dell’erba l’idiota sapore,
poi tenta un fraseggio di luce
che vede lontano sparire,
di subito in subito, muore…

Giacomo Trinci

(da Inter nos, 2013)

I VOSTRI COMMENTI

AretusaObliviosa
Il barbone è per Trinci innanzitutto biografia: un casuale quotidiano incontro all’uscita della scuola. Ma come non cogliere nei versi del poeta la stretta parentela con l’idiota dostoevskiano o con i tanti umiliati e offesi della letteratura europea e italiana? Si pensi a Myskin, ma anche al tozziano abbozzo di Adamo e alla folla di protagonisti di suoi romanzi e novelle (fra i quali certo Remigio Selmi),o ai vageri di Viani. Con loro il barbone condivide una diversità che lo rende esule, ma anche uno sguardo smascherante e dunque pericoloso sulla realtà. Ripenso dunque a Tobino, che si chiedeva chi erano i veri malati e i veri normali: le sue “libere donne di Magliano” o chi sta fuori (ma conformisticamente chiuso in schemi mentali spesso imposti)? Insomma, Trinci si inserisce a pieno titolo in una cerchia di “toscanacci” ai quali mi fa sempre piacere ritornare.

m
In ritardo mi unisco volentieri al coro di congratulazioni a Giacomo Trinci, una delle (poche) grandi voci poetiche contemporanee (tristan51 ha centrato il tema e il problema…).

ElisabettaBiondiDellaSdriscia
Giacomo Trinci è una splendida realtà della nostra letteratura contemporanea, con la sua poesia essenziale e ricca nel contempo, una poesia straordinariamente originale: il premio Betocchi non poteva essere che suo! Carlo Betocchi non poteva essere ricordato in maniera migliore. Con la speranza che, in futuro, il premio a lui dedicato non incontri più i vari problemi che, in passato, ne hanno messo a rischio la realizzazione: con questa edizione si è fatto un passo importante, nel segno della continuità. “E come dalla pietra sale il canto /
di un colore che è muto, /
un passo, un altro passo”: bellissimi, questi versi con cui Betocchi ci parla della vita, versi di sapore dantesco!

DuccioMugnai
Non conosco personalmente Giacomo Trinci, ma ricordo bene come durante un corso all’Università di Lettere di Firenze Marchi entusiasta ci parlò della sua scoperta di Trinci. Appena pubblicate, lessi le poesie tormentate, forse un po’ allucinate, senza dubbio di grandissimo spessore, che appaiono nella prima raccolta intitolata Voci dal sottosuolo. Ritengo l’intervento Ritorno in Valdelsa, testo presentato al premio letterario Castelfiorentino, un piccolo capolavoro di sonorità, di invenzione e di riproduzione visiva. Recentemente mi sono commosso alla lettura di una sua poesia incentrata sullo spazio-ricordo della madre, appassionato e intimo, riservato e sacrale.

tristan51
Nessun premio più del Betocchi giusto per Giacomo Trinci: due poeti grandi quanto sottovalutati. Complimenti a Giacomo, affermazione meritatissima.

IsolaDifederigo
Un “fraseggio di luce”, una “lieve follia”, la poesia secondo due grandi poeti. Viva Giacomo Trinci splendido premio “Betocchi”!

diTatadiPirata
Con questa poesia mi sento in compagnia! Grazie! 

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