VEDI I VIDEO  “Dell’Ave Maria”  “La serva” , “Un dolce pomeriggio d’inverno” , “Il dormente” , “Vetri”, “Redivivo in Firenze” letta dal poeta, con Giorgio Albertazzi (1977) 

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Firenze 23 gennaio 2020 – Ricorre oggi il 121° anniversario della nascita di Carlo Betocchi. Un anno fa l’Abbazia di San Miniato al Monte in collaborazione con il Centro Studi e Ricerche Carlo Betocchi celebrò in perfetto orario la ricorrenza con una serata dedicata alla poesia del grande poeta fiorentino. Lo fece inserendo nel suo programma del Millenario Tetti del cielo, un testo scenico betocchiano da me firmato, con musiche di Giovan Battista Viotti, affidato alle voci di Fabio Facchini e Laura Piazza.

Introdotto dai saluti di Padre Bernardo Francesco Gianni, abate della Basilica di San Miniato, e di Antonia Ida Fontana, allora Presidente del Centro Studi e Ricerche Carlo Betocchi, Tetti del cielo fu preceduto da un ricordo del poeta. Un invito a riaccostarsi – nella splendida cornice della Basilica alla quale significativamente si accede attraverso la Porta del Cielo – all’autore di Realtà vince il sogno, L’Estate di San Martino e le Poesie del Sabato, a riascoltare la sua meravigliosa parola poetica secondo la felice immagine-sigla che di lui ci ha dato Andrea Zanzotto: «poeta dei tetti, delle tegole» e insieme «poeta del cielo».

Il tetto come trascendenza a portata d’uomo, emblema di appannaggi umani qualificanti e spiritualmente rivendicabili. Quanti tetti nella poesia di Carlo Betocchi! Dai «poveri tetti» del suo lavoro di geometra già presenti nel libro d’esordio a segnare la ritornante linea di confine tra ciò che ci racchiude e ciò che ci esalta, agli incanti e i miraggi di Tetti toscani e Diarietto invecchiando, al silenzio espressivo del «tetto avvampato di caldo» che compare solitario in Un passo, un altro passo.

Carlo Betocchi con tutta la sua magnifica, stupefacente ispirazione – da poeta «terrestre e celeste», per usare il linguaggio di un altro grande poeta, suo grande amico, Mario Luzi – sull’arduo discrimine in cui l’«io» e il reale in tutta la loro misteriosa complessità si incontrano, s’interrogano, comunicano.

L’invito a leggere Betocchi, un poeta grandissimo non ancora valutato secondo i propri meriti, vale ancora, e Tutte le poesie di Betocchi edite da Garzanti negli “Elefanti” sono oggi in libreria nuovamente disponibili.

Marco Marchi

Dell’Ave Maria

Sono come una lieve massa,
la preghiera mi duole; è un male
che mi traversa, e ch’io non so dire
come sia puro: mi duole
nelle membra distese dentro
il petto mi preme, sono come
una casa vuota che ricorda
l’antica felice abitazione.
Appena l’ali vortica, poi giace
e non sa dirsi più, questa preghiera
che di troppo s’inquieta come me;
né sa farsi precisa com’io sono
che a un punto dallo sboccare tace;
e mi tiene qui rappreso, attento,
dolorante. Ave leggera, Ave
soave, verde dei miei vecchi anni.

Carlo Betocchi

(da Notizie)

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