VEDI I VIDEO “Questo cane incantato…” ,  “Io ti farò cucù e curuccuccù…” , “Mi sono riadattato agli occhiali”Edoardo Sanguineti al Premio Letterario Castelfiorentino 2003, con la “Ballata delle donne” letta dall’autore (da 6:40) , “L’avrò già visto”

Firenze, 7 ottobre 2017 – Poeta e scrittore, saggista e intellettuale internazionalmente noto, Edoardo Sanguineti resta figura di spicco della letteratura italiana contemporanea.

Nato a Genova nel 1930, storico esponente della neoavanguardia e del Gruppo 63, l’autore ha attraversato il secondo Novecento fornendo dapprima un’ampia e teoricamente sostenuta produzione in versi il cui linguaggio sperimentalistico, commisto e dissolto, registra la crisi dell’ideologia borghese (Laborintus, 1956, Triperuno, 1960, Wirrwarr, 1972). Si è poi progressivamente rivolto, con esiti originalissimi, a una più affabile e comunicativa poesia impostata su registri ironico-parodici, di genere colloquiale e diaristico (da Postkarten del 1978 al già compendiario Il gatto lupesco del 2002, alle conclusive Varie ed eventuali. Poesie 1995-2010.

Docente universitario, deputato parlamentare eletto nelle liste del PCI nel 1979, autore di opere narrative e per il teatro, traduttore, acuto critico militante e giornalista, Sanguineti ha collaborato nel corso degli anni con artisti (uno per tutti: Enrico Baj), musicisti (Luciano Berio, per il quale ha scritto libretti), registi teatrali e cinematografici (Luca Ronconi, Andrea Liberovici, Ennio De Dominicis). Tra i suoi numerosi e sempre rilevanti contributi di tipo saggistico si ricordano gli studi dedicati a Dante e a Boccaccio, le indagini di Tra liberty e crepuscolarismo e Ideologia e linguaggio, il saggio monografico Guido Gozzano, l’antologia einuadiana del 1969 Poesia italiana del Novecento, Giornalino, Il chierico organico, Cultura e realtà.

Marco Marchi

questo cane incantato…

que­sto cane incan­tato e inca­te­nato, inci­mur­rito e incan­cre­nito incre­ti­nito, che sogna
di sognarti e di lec­carti, e che ti morde, in sogno, e che ti zompa, con le sue zampe,
e che ti impiomba e che ti inchioda, con la sua coda, e che ti inca­stra e ti impiastra,
idro­fobo dome­stico, anfa­nante luna­tico e fre­ne­tico, e ansi­mante pesante, ahimé,
che sono me, tanto tremante:
tirami tutti i sassi, o tu che pazza passi, sopra il fieno
del tuo carro che corre, mia luna e mio ramarro, mia torre e mia for­tuna, mio vitale
veleno: ma suc­chiami, tu almeno, que­sti versi per­versi, que­ste fiale di inchiostro
bestiale, di fiele e di miele, che dall’aia ti latra e ti abbaia il tuo mostro fedele.

Edoardo Sanguineti

(da Il gatto lupesco)

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