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Firenze, 7 giugno 2022 – Ricordando che il 7 giugno 1843 moriva a Tubinga il grande poeta e filosofo tedesco Friedrich Hölderlin.

Johann Christian Friedrich Hölderlin, di cui celebriamo oggi l’anniversario della morte (Tubinga, 7 giugno 1843), è considerato un poeta tra i più grandi della letteratura mondiale. La sua produzione poetica e filosofica si situa negli anni in cui la cultura tedesca è dominata dal classicismo weimariano e dal primo romanticismo.
Ardente lettore e traduttore degli antichi – come è stato scritto -, intellettuale partecipe dei dibattiti letterari, culturali e politici del suo tempo e utopico disegnatore di una poesia a venire, Hölderlin diverrà dopo una sotterranea ricezione ottocentesca l’interlocutore privilegiato di poeti, filosofi e artisti della modernità“.
Ed è proprio così. Se si eccettuano sporadici estimatori registrabili nel corso delle vicende letterarie ottocentesche, il pieno riconoscimento dell’importanza di Hölderlin avviene a partire dal fin de siècle e dà luogo, inoltrandosi nel Novecento, a quella che è stata definita la “Hölderlin-Renaissance”. E’ in questi termini che l’ispirato messagigo del poeta-filosofo, riscoperto e adeguatamente valorizzato, ha trovato riscontri e adesioni in protagonisti del quadro poetico-letterario e più latamente culturale europeo a noi più vicino: da Rilke a Celan, da Brecht a Zanzotto, da Heidegger a Godard.
Di lui, dopo avere presentato qualche mese fa Diotima, presentiamo oggi una delle sue poesie più note, perfetta nella sua suggestiva essenzialità di disegno e nella sua calibratissima, bilanciata struttura compositiva. Profondo, straordinario Hölderlin!
Marco Marchi

Metà della vita

Con gialle pere scende
E  folta di rose selvatiche
La terra nel lago,
Amati cigni,
E voi ubriachi di baci
Tuffate il capo
Nell’acqua sobria e sacra.

Ahimè, dove trovare, quando
E’ inverno, i fiori, e dove
Il raggio del sole,
E l’ombra della terra?
I muri stanno
Afoni e freddi, nel vento
Stridono le bandiere.

(traduzione di Luigi Reitani)

Hälfte des Lebens

Mit gelben Birnen hänget
Und voll mit wilden Rosen
Das Land in den See,
Ihr holden Schwäne,
Und trunken von Küssen
Tunkt ihr das Haupt
Ins heilignüchterne Wasser.

Weh mir, wo nehm’ ich, wenn
Es Winter ist, die Blumen, und wo
Den Sonnenschein,
Und Schatten der Erde?
Die Mauern stehn
Sprachlos und kalt, im Winde
Klirren die Fahnen.

Friedrich Hölderlin

(da Tutte le liriche, Mondadori)