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Firenze, 6 giugno 2021 – Ricorre oggi il compleanno di Milo De Angelis, classe 1951, nato a Milano. Della poesia di De Angelis ebbi occasione di occuparmi moltissimi anni or sono, nel 1985, in occasione della pubblicazione di un’antologia-almanacco intitolata Viva la poesia! voluta dall’editore Enrico Vallecchi e a me in quell’occasione amichevolmente affidata.

La scrittura poetica è per De Angelis  – scrissi allora – dettatura, voce che per essere ascoltata impone l’accettazione di un ‘io’ spoliato e ferito al centro di una concezione fatalistica di tipo eschileo. Le nozioni di totalità e di inizio dell’amore instaurano una feconda dialettica distanza-inveramento tra passato e presente, ciò che è già stato dato una volte per tutte e trascorrere, mito e compimentio dell’istante“. Un contrasto agonico che pregiudicava, a mio avviso, l’evidenza descrittiva e insieme la perentorietà del segno di De Angelis, volto su tale strada a un superamento in chiave moderna dell’evocativo e del nostalgico e, parallelamente, degli ormai compromessi filtri tradizionali della memoria: tutto questo a favore di una sorta di presa diretta del reale fatto oggetto di poesia in cui il tragico, senza inutili infingimenti o indulgenze, assolutamente si imponeva.

Sono considerazioni che ancor oggi, dopo tanti anni, possono forse valere ad introdurci nell’universo poetico dell’autore di libri come Somiglianze e Millimetri, Terra del viso e Tema dell’addio, fino a Quell’andarsene nel buio dei cortili, al notevole Incontri e agguati e all’ultimo, recentissimo, Linea intera, linea spezzata.

Buona giornata con la poesia di Milo De Angelis!

Marco Marchi

Ti ritrovo alla stazione di Greco

Ti ritrovo alla stazione di Greco
magro come un rasoio e ulcerato da un chiodo
che tu chiamavi poesia poesia poesia
ed era l’inverno eroico di un tempo
che si oppone alla vita giocoliera… e vorrei
parlarti ma tu ti accucci in un silenzio
ferito, ti fermi sul binario tronco,
fissi il rammendo delle tue dita
con la gola secca di fendimetrazina,
e la palpebra accesa da mille frequenze
mentre la Polfer irrompe nel sonno elettrico
e riduce ogni tuo millimetro all’analisi del sangue…
…vorrei parlarti, mio unico amico, parlare solo a te
che sei entrato nel tremendo e hai camminato
sul filo delle grondaie, nella torsione muscolare
delle cento notti insonni, e ti sei salvato
per un niente… e io adesso ti rifiuto
e ti amo, come si ama un seme fecondo e disperato.

Milo De Angelis

(da Incontri e agguati, Mondadori 2015)

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