E fu così che anche la strage di piazza della Loggia rimase impunita. Qual è la notizia? Nessuna. Perché è la fotocopia di decine d’altri misfatti italiani. Non ultimo quello cruento, deliberato e spietato della Uno Bianca, strage non cumulativa, ma seriale. Il garantismo sfrenato e pilatesco della Repubblica del Gattopardo ha vinto ancora. Vince sempre e vincerà in futuro. Le procure lavorano all’impazzata, le corti distruggono. La magistratura inquirente si muove tra mille lacci, la polizia giudiziaria cammina tra mille impedimenti, ma i gip non convalidano, spediscono a casa. E s’apre la voragine tra magistrati e togati liberatutti. Come dire: giochiamo a nascondino, qualcuno vi tanerà ma poi sarete tutti sciolti come passerotti fuori dalla gabbia. Direi essere questo, piuttosto, il problema. Il filo nero che unisce le stragi in salsa italiana.

Allora torna in mente quel grido: “State calmi”. Il boato. Le schegge di corpi umani. Gli stendardi stracciati. E il sangue (e le prove) lavate dagli idranti. Spazzate via. Come in un qualsiasi Stato canaglia dell’Asia o dell’Africa. La colpa, ora, secondo la giustizia (?) è delle vittime. Che devono pagarsi le spese processuali. Responsabili, loro, d’avere spalancato gli armadi della vergogna. Che ora si chiuderanno per sempre. Con lucchetti e omissis pesanti come acciaio. Dopo il martello nero e l’incudine del fascismo, dovevamo essere una democrazia. Così c’è scritto nella Costituzione. Piazza Fontana, piazza della Loggia, Bologna: insieme un bilancio di guerra. Responsabilità: quasi zero. Chiamatela Repubblica, se avete coraggio.