Quarant’anni. Ma nei cuori e sulla pelle è come se fosse ancora un ragazzino. E’ “Terry”, il terremoto di Ancona. Una piaga che allettò il capoluogo delle Marche per la bellezza di un anno: il 1972. La prima bastonata alla città risuonò il 25 gennaio. Un’altra, sempre tosta, in febbraio. Ma lo scapaccione alle speranze di rinascita schioccò il 14 giugno. Un ululato bestiale che fu peggio d’un cazzotto di Mohammed Alì, che mise ko Ancona. Risultato: popolazione al tappeto, novantamila sfollati, case e uffici a pezzi. Quand’ero bimbo, negli anni Ottanta, ricordo ancora le passeggiate per Ancona, sul colle Astagno, sul Guasco, poco lontano da quell’inestimabile scrigno che è il museo archeologico delle Marche.

Le case erano puntellate da possenti bastioni di legno, le crepe erano evidenti e, nonostante i dieci anni, la città non aveva metabolizzato. L’amaro boccone era rimasto lì, appollaiato ai colli strapazzati dalle briscole di quello che i dorici, cui non mancò mai l’ironia, ribattezzarono “Terry”. Che non fu portatore di vittime (solo qualcuno morì, ma per malori e infarti conseguenti alle scosse), ma d’una tragedia quasi peggiore: per un anno i colpi furono senza sosta. Un tormento. Purtroppo dimenticato. Così come dimenticata è stata la veloce ed esemplare ricostruzione della città: non una sola baracca ci fu ad Ancona.

Il capoluogo delle Marche risorse senza chiasso e clamori. Altro che Friuli. Le case tornarono in piedi, la Dorica tornò quasi a sorridere e l’economia riprese a veleggiare da uno dei porti più grandi dell’Adriatico. Merito dell’allora sindaco Trifogli, un eroe celebrato dalla città, ma anche della Democrazia Cristiana, che allorà mostrò i muscoli. Oggi, però, a quarant’anni di distanza, se cliccate su google, esistono sì e no due immagini di quegli anni. Solo pochi accenni. L’editoria offre solo un libro, scritto magistralmente da Franco Frezzotti, ma nulla più. Non esistono filmati. Per questo, per riaprire l’impolverato armadio della storia, noi della redazione di Ancona del Resto del Carlino abbiamo voluto festeggiare questo strano “compleanno” di Terry, dedicandole uno speciale fascicolo di otto pagine e un film documentario che tra poche ore vedrete su questo sito. Due documenti con foto esclusive e a colori del dramma, riportate alla luce grazie alla ricerca del passato.

A custodire questo patrimonio, l’archivio bolognese del Resto del Carlino, nel quale abbiamo ritrovato un’anonima busta piena di diapositive a colori, poi pazientemente scansionate da Raimondo Montesi. Il video è ideato, scritto e sceneggiato da Giorgio Guidelli e contiene un videocommento del capo della redazione di Ancona e coordinatore del Carlino Marche, Andrea Brusa.

“La terra trema”, questo il titolo del documentario, è stato magistralmente creato dallo straordinario Matteo Tabaro, di Monrif.net, che ha saputo esaltare la scenografia e i drammatici momenti di Terry con un sapiente montaggio. Con Matteo abbiamo lavorato fianco a fianco seppur a oltre un centinaio di chilometri di distanza, confrontandoci anche sulle più piccole tessere del mosaico. Grazie ancora, Matteo. Senza di te, il film non avrebbe avuto senso. Le calibrate e calzanti riprese sono a cura di Milena Orlandi, la consultazione storica e il contributo di Franco Frezzotti e Sergio Sparapani. Grazie a tutti. E a tra poche ore per la visione on-line. Per non dimenticare.