Oggi ce l’ho col velinaggio spietato. Contro le veline delle veline. Contro il Minculpop degli anni Duemila. La rabbia mi cova da un pezzo. E ogni santo giorno mi s’attizza quando accendo la mia casella web. Da ogni sorta di palazzo, giungono viscidi piccioni viaggiatori e stantii camerlenghi che ti propinano la loro offerta quotidiana. Notizie spacciate per mercanzia. O viceversa. Esempio concreto: gli uffici stampa delle cosiddette istituzioni. Mai che scrivessero qualcosa che non va. Tutto, in Comuni, Province e Regioni, funziona come Dio comanda. Non scherzo quando vi dico che, secondo questi signori, anche lo zozzo che sta per terra è pulito. Proprio nei giorni scorsi, da un Comune mi arrivava un miserevole comunicato che vantava l’Oscar al riciclaggio.

Si sottolineava l’impegno su quel fronte, peraltro dovuto perché altrimenti a rischio di immani sanzioni, come fosse un qualcosa da sbandierare. Il riciclagio è un dovere del cittadino. Scrivere il contrario (e allora sarebbe stato una notizia) sarebbe sottolineare una grave inadempienza. Il meglio lo offrono le società sportive. Minuto per minuto ti aggiornano sui gagliardetti che appendono in sede, magari tralasciando l’ultimo acquisto del mercato o le notizie sugli infortuni. Ma devo dire che anche le forze dell’ordine sono piuttosto in forma. Giorni fa, in un altro Comune importante, si sono susseguiti furti da paura, alcuni pure con esiti tragici.

Un ufficiale di quelle parti ha avuto il coraggio di dire che quella zona è tranquilla e che i colpi dei ladri sono in calo. Una barzelletta. E pensare che per raccontarle, le barzellette, pagano persone, che sono pure iscritte all’Ordine dei giornalisti. Per fare pubblicità. Ecco, io, umilmente, credo che la velina sia roba da Ventennio e che oggi più che mai si sia tornati a respirare quell’aria, nel campo dell’informazione. Solo noi sappiamo che cosa si passa a scrivere quello che semplicemente si vede: telefonate minatorie, indignazione dei portaborse e minacce di qualcosa di peggio.

Fortuna che oggi i lettori, molto spesso, sono molto ma molto più intelligenti di chi scrive. E, grazie al web, riescono a intervenire. Dire la loro. E, loro sì, a comunicare notizie. Vere. Di cui il giornalismo, con le dovute accurate verifiche, deve cibarsi. Non abbiamo bisogno di uffici stampa. Di grancasse del tuttovabenismo. Ma di lettori. Come voi. Attenti giornalisti di quello che vi circonda. Grazie a voi, l’informazione esiste ancora.