Il naufragio. E poi l’inabissamento. Della dignità. E’ il passaggio del piano sequenza dalla Costa Concordia a una casa di riposo di un angolo di quest’Italia alla deriva. Un’immagine, quest’ultima, pari alla vergogna provata davanti al disastro del Giglio. Con un aggravante: la mazzata sulla storia e la memoria. Sbattere anziani come bambole di pezza su letti e sedie a rotelle è uno sport da sempre molto diffuso. E chissà quanti altri dieci, cento, mille di queste infamità si consumano nel Belpaese dell’ipocrisia.

Ciò che non produce più, viene relegato nello sgabuzzino dell’oblìo e preso a calci. Oppure, come una vecchia tv a tubo catodico, gettata in un cassonetto. L’assurdità è un’altra: che queste persone ridotte a bambole dai capelli d’argento hanno sgobbato come dannate per garantirci il terreno su cui camminiamo. Loro hanno fatto l’Italia, ergendosi a schermo delle nostre future disgrazie.

La vigliaccheria non ha confini. Anche nel vocabolario. Guai chiamare più gli ospizi col loro nome. No, bisogna mascherarli dietro fantomatiche case di riposo (?) o, peggio ancora, Rsa, sigla che ha tanto di dopolavoro aziendale ma che in verità cela l’orribile tunnel della vecchiaia. Quella rabbia scatenata sulle povere membra degli anziani somiglia tanto a quell’odio verso la propria persona che si manifesta con la violenza e il sopruso. Calpestare come sterco persone deboli e più anziane è come sputare su di noi. Sulla nostra storia. Sulla nostra memoria che non abbiamo più. Tra il naufragio della Costa Concordia e quello del rispetto per i nostri padri non so cosa sia peggio.