Razzolando su Twitter, spudoratamente m’impossesso d’una battuta d’un amico: “Tanto tuonò, che piovve”. Non parlo del nord e della Toscana. Lì, la neve, ha fatto quello che deve fare normalmente a quelle latitudini e tanto più in febbraio. Parlo del centro per eccellenza: le Marche. In un grappolo di cittadine, senza neanche l’ombra della neve, hanno giocato d’anticipo: scuole chiuse. A parte l’invidia mia e degli altri della generazione sfigata, credo che si sia arrivati a una specie di medioevo delle previsioni. La neve è considerata come la fine del mondo, come la calata di Satanasso sulla terra. Se Dante fosse uno di noi, l’avrebbe collocata nell’ultimo girone infernale. Bruto, al confroto, sarebbe stato nell’Empireo. Ho notato pure una paralisi lavorativa: minaccia la neve? Bene, me ne sto a casa. Blindato. Tanto ci sono i soliti fessi a sgobbare al mio posto. E magari (beati loro) se ne vanno a sciare. Non si capisce come nella nostra beata epoca di navigatori (e non quelli epici del Quattrocento/Cinquecento), Gps, telefonini (il mio compreso) che ti fanno pure il caffè, si possa ancora temere la neve.

A custodia dei varchi autostradali, peraltro, ieri notte ho trovato pattuglie delle forze dell’ordine. Neanche il Grand Hotel. Penso invece a una volta: con le bufere viaggiavano le diligenze (ricordate Albertone nel Marchese del Grillo?), le biciclette (oggi s’emanano “editti” che vietano le due ruote) e, semplicemente, i piedini delle persone. A montare come panna tutto questo ridicolame c’è la longa manus di chi del tempo fa una professione. Per tutto ieri (e forse, oggi, nevicherà davvero) ci hanno paventato lo spettro del mostro bianco. Invece, solo pioggia. Vento. Nient’altro che pioggia. Dirò di più: ieri me ne sono beccata tanta nel tragitto per raggiungere la redazione che ho messo calzini e scarpe ad asciugare al termosifone, proprio accanto alla mia scrivania. Ci ho riso sopra. E con me i colleghi, ai quali portavo i menabò del giorno coi piedi al fresco. Eccolo, il panico da maltempo. Per il resto, continuo a tenere le catene a bordo. Non viviamo ai tropici, ma in Europa. La neve può capitare come il sole in cielo. E’ normale. Normalissima.

Sfido un beduino a non coprirsi il capo nel deserto o a non portarsi razioni d’acqua. Avete mai sentito un tg di Al-Jazeera riportare come strillo d’apertura: caldo africano nel deserto, è allarme? Da noi è possibile pure questa fesseria, anche se con la colonnina al contrario. Sapete che vi dico? Se oggi nevica, forse penerò per tornare a casa. Ma v’assicuro che non vedo l’ora che ne butti giù tanta, così potrò fare a pallate e costruire un bel pupazzo di neve, con la carota e i bottoni fatti con le noccioline. Gli infilzerò anche la scopa, con cui picchiare i ridicoli gufi del maltempo.