Stamane, sulla scrivania di redazione, ho trovato una lettera. Era imbustata un po’ così, alla carlona. C’era scritto, a pennarello: “Al dotore Giorgio Guatelli, via Atagno, Ancuna”. Mittente: un nome poco pronunciabile. Mi sono detto: che vorrà, questo? Riporto il testo:

“Caro dotore, cuando ho veduto alla televisione l’adrianocelentano che ci dava soldi noi poveri io abbia vuto piangere. No credo altri coma lui però vorei se fosse possibile ma nun so chiedere anca io e mia familia qualcosa da manciare e bere a adrianocelentano. lei è contatto con chi ne sa di più di noialtripoveri e chiedeve se fosse possibile ma nun so contatare signor adrianocelentano e chiedere qualcossa per noialtri che abiamo fame e sete. io c’avrei tanti parenti e sorele in per il mondo che voiono mangiare ma nun posono. ma in’italia  questo è posibile da noino. piacerebbe salire su sanremo per stringere mano a adrianocelentano e dire grazie, grazie di esistere. osequi, una familia povera”.

Proverò a girare la richiesta a uno dei sette supersindaci, nominati da sua eccellenza.