Voyeurismo e voyeur in Rete. Fino allo stremo. Ci piace sbirciare ed essere sbirciati. E in tutto ciò quanto conta l’autoreferenzialità? Se prima mettersi in posa era solo un’occasione rara, da prima comunione o matrimonio, oggi basta un telefonino o una webcam in plastichetta comprata alla Coop per diventare divi. Così spiattelliamo sui nostri profili espressioni o prospettive di noi stessi che non di rado assumono pigli artistici. Anche un cesso può diventare fashion se si mette in posizione come la Gioconda. In questo è aumentato il senso estetico del socialnetworker, che è diventato un regista, un montatore, un cultore dell’immagine, sua e degli altri. Guardare ed essere guardato non è più un gioco, ma è diventata un’arte.

Ma fino a quando questo estetismo (che, pur popolarizzato, ricorda un po’ le foto dannunziane in pose plastiche) corrisponde fino in fondo al nostro io? Insomma, qual è lo scarto tra apparire ed essere?  Sul pc riversiamo ciò che vorremmo apparire o quello che siamo? E siamo amici o vogliamo solo apparire come tali? Per farla breve, ci twittiamo o facebookiamo per quello che veramente pensiamo o tendiamo solo a fare dell’auditel sulla nostra immagine? Che ne pensate?