Il Belpaese allarmista e pessimista è già sull’attenti. Batte i denti. Scalpita. Grida all’Apocalisse e alle mezze stagioni che non ci sono più. Basta un po’ di normalità, la neve d’inverno, e c’è chi già strilla contro il mostro maltempo. La mia nonna, che non era certo il fisico bestiale cantato da Luca Carboni, si faceva in bicicletta il percorso da casa a scuola. E qui, maestra, faceva pure da legnaiuola: portava i ciocchi per i figlioli e li metteva sulla stufa. Pesavano, ma lei doveva dare l’esempio. Ergo, dopo quindici chilometri e passa di pedalate sotto la bufera, si sobbarcava anche il riscaldamento della sua aula. Oggi, guai. Si piange perché il lavoro non c’è. E quando c’è, si piange perché ti affibbiano mansioni che non sono le tue. Peggio, quando c’è la neve. Dio ce ne scampi. Bisogna sporcarsi le scarpine nuove e anche il nostro I-Phone può prendere freddo. Poi, danno incalcolabile, il tablet patirà il gelo e ci aliteranno sopra i fiati plebei degli extracomunitari che invece della motorella oggi prenderanno il treno.

L’altra mattina, vicino a casa mia, ho visto un signore pakistano (non certo abituato alle temperature appenniniche) viaggiare in sella al suo Ciao, con tre gradi e col sorriso sulle labbra. Non s’era preoccupato dell’allerta meteo, perché da uomo sa che ogni stagione ha le sue caratteristiche. Sul maltempo, già sento le sirene dei colleghi: morsa, gelo, paura, ghiaccio e chi più titoli ha più ne metta. Roba che serve sì ad informare ma anche a mettere in agitazione chi sta a casa. Mamme, umarells (e cito sempre il grande Maso Masotti), ficacci e gnore immaginano scene da Armir, da italiani brava gente, col generale inverno a fustigare i poveri figliuoli incravattati e super fighetti sulle strade dell’ignoto. Pori cocchi. E invece il dottor Zivago s’avvicina, la neve li prevarica, questa brutta prepotente e innaturale belva. E, invece, sommessamente, penso alla felicità degli sciatori, degli alpinisti, degli albergatori e dell’Italia della montagna che produce. Fanciullescamente, come il grande Dino Buzzati, non mi viene in mente l’Apocalisse del mondo, ma scene belle, coi bambini finalmente fuori dalle stanze incollati alle Wii e alle prese con pupazzi e pallottole di neve. Così come penso a splendidi paesaggi montani, con altrettanto meravigliose sciate appenniniche. E lo penso senza invidia. Perché non mi dispiace sapere che c’è chi si diverte invece di gridare sempre alla crisi.

Già sento i rimbrotti, i benpensanti che mi si scagliano addosso. E a loro voglio dire: invece di incavolarvi con la neve, che è un fatto normalissimo, procuratevi gomme termiche e catene. Guidate prudenti come dovete fare. E cominciate a vederla positiva. Anche in mezzo alla neve. Perché di bufera, in giro, ne hanno creata pure troppa. Buon viaggio.